martedì 16 maggio 2017

Sogni e delitti (Cassandra’s Dream, 2007) di Woody Allen

Due fratelli londinesi, Terry e Ian, sono afflitti da gravi problemi finanziari e da profondi turbamenti interiori. Il primo, alcolizzato incallito, ha dilapidato tutti i suoi averi al gioco ed è sopraffatto dai debiti che non sa come pagare. Il secondo, che lavora malvolentieri nel ristorante di famiglia, ha speso un patrimonio per correre dietro a una capricciosa attrice dilettante, che gli ha fatto perdere la testa col sesso. I due si rivolgono al ricco zio Howard, uomo d’affari sempre in giro per il mondo, che gli propone una clamorosa offerta: saldare tutti i loro debiti in cambio di un omicidio su commissione. Howard intende eliminare così un suo pericoloso rivale che potrebbe mandarlo in galera per le notizie compromettenti di cui è a conoscenza. Dopo molte reticenze i due fratelli decidono di accettare l’incarico, ma dovranno fare i conti con la propria coscienza ed i propri demoni interiori. Il terzo film londinese di Woody Allen è un cupo dramma esistenziale dalle sfumature tetre che ammiccano al thriller ed al noir, e che procede sul filo sottile di una sapiente tensione psicologica (ma anche morale) di matrice spudoratamente hitchcockiana. E’ una storia tragica e miserabile di personaggi meschini e profondamente negativi (oltre ai due protagonisti è francamente difficile salvare qualcuno), a cui l’autore cerca di dare una colta connessione tragica: il titolo originale, Cassandra’s Dream, è il nome della barca dei due fratelli su cui si svolge l’azione cruciale, ma è anche un evidente riferimento al personaggio omerico di Cassandra, figura mitologica che prediceva sciagure. E’ forse il più funesto e il più cinico tra i film del grande regista newyorkese, in una nuova implacabile riflessione su temi quali delitto e castigo, bene e male, etica e necessità, coscienza e colpa, senza dimenticare il ruolo sempre decisivo e ineluttabile del Fato che opera casualmente, decidendo le umane sorti in un gioco beffardo. Peccato che una sceneggiatura troppo lineare, dei personaggi monodimensionali ed un inevitabile senso di déjà vu non consenta un giudizio superiore all’onesta sufficienza. Importante il cast con Colin Farrell, Ewan McGregor, Hayley Atwell, Sally Hawkins e Tom Wilkinson che svetta su tutti nel ruolo del luciferino zio Howard, che è di gran lunga il personaggio scritto meglio. La lucidità con cui Allen mette sulla graticola l’istituzione familiare e i relativi legami di sangue è di una perfidia così tagliente da suscitare, al tempo stesso, disagio e ammirazione.

Voto:
voto: 3/5

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