martedì 23 maggio 2017

Un mondo di marionette (Aus dem Leben der Marionetter, 1980) di Ingmar Bergman

Peter Egermann è un borghese benestante, benvoluto da tutti ed apparentemente felice. Un giorno si macchia di un delitto orrendo, lo stupro e l’omicidio di una prostituta, e viene internato in un manicomio criminale. Tutti coloro che lo conoscono non riescono a spiegarsi i motivi dell’accaduto, ma il regista ce lo rivela, progressivamente, attraverso una serie di inserti narrativi autonomi (preceduti da una didascalia) che ci illustrano una sequenza non lineare di eventi antecedenti al delitto, che portano alla luce una personalità totalmente diversa da quella “ufficiale” del protagonista. L’ultimo film “tedesco” di Bergman è un’opera austera e reticente, un’analisi gelida e frammentata di una mente umana che rinnega il metodo di indagine hitchcockiano per un approccio felicemente ribelle, che si esplica anche dal punto di vista formale: il prologo e l’epilogo a colori e tutto il corpo del film in un asettico bianco e nero. Diviso in brevi capitoli, cronologicamente sfalsati, il film aspira alla secchezza del referto clinico più che allo scandaglio psicologico, alterna le testimonianze di diversi personaggi, tutti programmaticamente tormentati e nevrotici, e si fa seguire con estremo interesse, salvo poi aggrovigliarsi nel finale. Il tema centrale è ancora quello della condizione umana e del contrasto tra la facciata impeccabile e gli oscuri abissi interiori, con la “novità” di un protagonista principale maschile, per quanto la figura della moglie Katarina abbia una sua rilevanza drammaturgica. Un’altra novità è la presenza di un cast tutto tedesco e la rinuncia a tutte le “muse” cinematografiche del regista (ma il fido Sven Nykvist alla fotografia è, come sempre, immancabile). E’ un film indubbiamente affascinante e concettualmente stimolante, che paga il dazio di un’eccessiva cervelloticità nello sviluppo narrativo. Non è essenziale in un ideale itinerario bergmaniano ma merita comunque la riscoperta.

Voto:
voto: 3,5/5

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