mercoledì 17 maggio 2017

La città delle donne (La città delle donne, 1980) di Federico Fellini

Mentre viaggia in treno con la moglie, un uomo di mezza età, Snaporaz, scende per inseguire un’affascinante donna misteriosa. Si ritrova così prima in un tumultuoso convegno di femministe scatenate di cui non capisce le rancorose invettive, poi nel castello di Katzone, santone dell’erotismo che vive nell’adorazione perenne di un’idea di donna ormai desueta, attraverso un grottesco campionario multimediale di tutte le sue conquiste, e poi ancora in un tribunale dove le donne lo condannano senza possibilità di appello, per poi sottoporlo a pubblico linciaggio in un’arena. Alla fine l’uomo si risveglia inebetito sul treno davanti a sua moglie. Ma è stato davvero soltanto un sogno ? Discontinuo e altalenante viaggio onirico fantastico di un esploratore (Snaporaz-Mastroianni-Fellini), da sempre ossessionato dall’universo femminile, all’interno del pianeta Donna, sotto forma di stralunato autoritratto psicoanalitico che diventa ora carosello, ora confessione, ora variopinta sfilata di simboli e di tabù. E’ più che evidente che l’autore indulge nuovamente nel manierismo autobiografico, con picchi di forsennato barocchismo figurativo, con un risultato non sempre felicissimo, ma nemmeno privo di momenti apprezzabili. In bilico tra atto d’amore nei confronti delle donne, omaggio al fascino muliebre, perplessità per l’emancipazione femminile (e per il fenomeno del femminismo), timori atavici e subdole pulsioni misogine, il film è discontinuo, monocorde, troppo lungo, disomogeneo per le frequenti digressioni, eppure, nell’ultima mezz’ora, l’estro felliniano trova il modo di mettere in scena una giostra di immagini fantastiche, non nuove ma connotate dal genio visionario dei tempi migliori. C’è più passione che ideologia, più forma che sostanza, più colore che anima, ma ormai il Fellini alle soglie della terza età si è guadagnato, da tempo, la franchigia del grande autore, e può permettersi il lusso di una irridente “masturbazione” cinematografica, alla faccia dei critici e del pubblico. Il film, che segna il ritorno di Marcello Mastroianni splendido protagonista di un set felliniano dopo ben 17 anni, generò molte polemiche alla sua uscita tra i movimenti femministi più estremi, che lo boicottarono aspramente tacciandolo di sfacciata misoginia.

Voto:
voto: 3,5/5

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