giovedì 25 maggio 2017

Anna dei miracoli (The Miracle Worker, 1962) di Arthur Penn

I Keller, famiglia benestante del sud degli Stati Uniti, si rivolgono all’insegnante Anne Sullivan, tenace ma di non molta esperienza, nel tentativo di aiutare la loro figlia Helen, un’adolescente cieca e sordomuta dalla nascita, ribelle, astiosa e capricciosa, con cui nessuno riesce a stabilire un proficuo contatto umano. La grintosa educatrice, dopo molte difficoltà iniziali, riesce nella disperata impresa di portare la piccola da uno stato di insofferente bestialità ad una più docile umanità capace di empatia e tenerezza. Intenso dramma familiare a tinte forti di Arthur Penn, passato alla storia per le scene di feroce violenza psicologica dello scontro fisico ed emotivo tra la piccola Helen e l’ardimentosa Anne Sullivan, capace di portare regole, ordine ed organizzazione in un universo interiore caotico, grazie ad un geniale sistema istintivo di comunicazione. Ispirato alla vera storia di Helen Keller, poi da lei raccontata nel libro autobiografico “The Story of My Life”, il film prende le mosse dal testo appena citato, da un film televisivo e da una pièce teatrale (entrambi scritti da William Gibson), che fu rappresentata a Broadway con la regia teatrale dello stesso Penn e con le medesime interpreti principali. Più che la narrazione di un “miracolo” è il racconto epico di una “guerra” tra due personalità forti che trova il suo tripudio nella memorabile sequenza di nove minuti dello scontro intorno al tavolo da pranzo. L’attenta regia di Penn pone l’accento emozionale sulla fisicità della “battaglia” tra Anne ed Helen, con una furia espressiva che la fa trascendere in una dimensione di mitologica tragicità. L’autore mette al centro della sua analisi quella forza primordiale, quell’insieme di pulsioni vitali insite nel profondo di ogni essere umano che, se opportunamente stimolate e incanalate nella giusta direzione, possono abbattere ogni ostacolo, superando handicap ed ostacoli, per affermare la forza assoluta della vita. L’impianto teatrale dell’opera, enfatizzato ai massimi livelli nelle scene madri, non toglie forza al suo senso profondo, anzi lo incornicia in un contesto stilistico di austera asciuttezza e di veemente tensione psicologica. Straordinarie le due interpreti principali (Anne Bancroft e Patty Duke), entrambe meritatamente premiate con l’Oscar di migliore attrice (rispettivamente protagonista e non protagonista). E’ un film imperdibile per gli amanti del grande cinema classico in bianco e nero a sfondo didattico morale.

Voto:
voto: 4/5

Nessun commento:

Posta un commento