venerdì 26 maggio 2017

Pranzo alle otto (Dinner at Eight, 1933) di George Cukor

Oliver Jordan è un armatore messo finanziariamente in ginocchio dalla crisi del ’29. La moglie “Milli”, scaltra e snob, organizza un grande pranzo mondano con la speranza di trovare aiuti economici attraverso finanziatori ed invita un vasto campionario d’umanità: un’attore alcolizzato a fine carriera, un ricco magnate d’industria, un medico con consorte, un’anziana attrice ex fiamma del marito e una coppia di parenti indigenti che prendono il posto di due nobili che hanno disdegnato l’evento. Saranno scintille. Implacabile commedia cinica di Cukor, pervasa da risvolti drammatici e da una pungente sgradevolezza, che tratteggia un feroce ritratto al vetriolo della borghesia americana degli anni ’30 sotto la patina dorata della sophisticated comedy. Tratta da una pièce teatrale di Edna Ferber e George S. Kaufman, è un’affilata apologia dell’inganno che, sotto la coltre di cortese ipocrisia, svenevole svagatezza e buone maniere, nasconde una dura crudeltà di fondo che sottolinea la falsità e l’avidità della natura umana, amplificate dalla paura indotta dalla crisi economica. Tra tutti i commensali nessuno viene risparmiato dalla critica impietosa dell’autore, la cui lucida perfidia è eguagliata solo dalla preziosa eleganza formale. Eccellente interpretazione di tutto il cast (Marie Dressler, John Barrymore, Wallace Beery, Jean Harlow, Lionel Barrymore, Lee Tracy, Edmund Lowe, Billie Burke), in cui svetta particolarmente il comparto femminile. Ha avuto un remake televisivo nel 1989 diretto da Ron Lagomarsino.

Voto:
voto: 4/5

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