mercoledì 31 maggio 2017

I migliori anni della nostra vita (The best Years of Our Lives, 1946) di William Wyler

Dopo la fine della seconda guerra mondiale tre reduci tornano a casa, ma il tanto agognato rientro non sarà né facile né felice come previsto. Homer Parrish, invalido per aver perso entrambe le mani, sopporta a fatica l’atteggiamento pietoso della fidanzata, che cerca di proteggerlo dagli sguardi indiscreti della gente. Al Stephenson è scosso da profonde crisi di coscienza e, nonostante l’affetto dei familiari e la ripresa del suo vecchio lavoro in banca, non riesce più ad avere rapporti sereni con gli altri. Fred Derry, già provato dagli orrori del conflitto, deve fare i conti con il tradimento della moglie che lo ha prontamente rimpiazzato. Dal romanzo “Glory for me” di MacKinley Kantor, Wyler ha tratto uno strepitoso dramma sentimentale, lucido, amaro e struggente, la cui capacità di trattare (per la prima volta a questi livelli) il problema dei reduci bellici (spesso ignorato o sottovalutato) ha fatto epoca, segnando la nascita di un nuovo nobile modello di riferimento nella storia del cinema americano. Alla sua uscita spiazzò e commosse il pubblico, ma scosse le coscienze e accese i riflettori su una realtà scomoda e difficile, quasi sempre relegata nel doloroso silenzio delle famiglie coinvolte. Nonostante qualche passaggio accademico e qualche prolissità, è un film forte, importante, complesso, fiero e giusto, abilissimo nel mantenere l’equilibrio tra compassione e indignazione. Memorabile la fotografia di Gregg Toland, che si avvale di specchi e superfici riflettenti per suggerire una lettura introspettiva delle immagini, a diversi livelli di emotività. Eccellente il cast nel suo insieme con Myrna Loy, Fredric March, Dana Andrews, Michael Hall, Teresa Wright e Virginia Mayo. Vinse sette oscar “pesanti”: miglior film, regia, Fredric March attore protagonista, Harold Russell attore non protagonista, sceneggiatura, montaggio e colonna sonora. E’ stato uno dei primi film hollywoodiani a mettere l’America faccia a faccia con il lato oscuro del suo apparente (e sbandierato) benessere sociale.

Voto:
voto: 4,5/5

Nessun commento:

Posta un commento