giovedì 18 maggio 2017

L'uomo che fuggì dal futuro (THX 1138, 1971) di George Lucas

In una futura società totalitaria, gli uomini sono costretti a vivere sotto terra, non hanno più nomi ma numeri di matricola, l’amore è stato totalmente bandito e la riproduzione avviene meccanicamente tramite tecniche di laboratorio. Quando THX 1138 si innamora di LUH 3417, inizia a infrangere le regole e cerca di fuggire con lei, la spietata macchina della repressione si mette subito in moto per difendere il sistema ed eliminare le due “anomalie”. Ma non sarà facile perchè THX 1138 è un osso duro e dotato di intelligenza non comune. L’esordio cinematografico di George Lucas, celebre padre delle “guerre stellari”, basato su un cortometraggio del 1967 da lui stesso realizzato come saggio di regia all’Università della California (intitolato “Electronic Labyrinth: THX 1138 4EB”), è una ipnotica utopia negativa di matrice orwelliana, densa di elementi simbolici e di oscuri presagi. Nonostante l’evidente scarsezza di mezzi (la pellicola fu prodotta grazie alla Zoetrope dell’amico F.F. Coppola), è un film egregiamente realizzato, figurativamente ricco e carico di esuberanza creativa, che si esplica in un geometrico senso della visione e negli ottimi effetti artigianali al servizio di un vibrante messaggio libertario, che instilla, al tempo stesso, paura, indignazione e speranza. Lucido e teso, asettico nella forma e angosciante nelle atmosfere (indimenticabile la predominanza abbagliante del colore bianco come elemento di straniante suggestione), è un’opera fantascientifica minimalista e adulta, intrisa di pessimismo radicale ma anche di una contagiosa energia vitale, che inneggia allo spirito dell’uomo. E’ un cult assoluto del genere sci-fi vintage, non troppo conosciuto nel nostro paese (dove uscì in sala cinque anni dopo, passando inosservato), salvo una fugace rivalutazione postuma dopo il grande successo mondiale ottenuto da Lucas nel 1977 con Star Wars. Buono il cast, con gli attori tutti rasati a zero, in cui ricordiamo Robert Duvall e Donald Pleasence, con il primo sugli scudi. Sono sicuramente in pochi a sapere che la sigla THX (un nuovo sistema sonoro per sale cinematografiche realizzato dalla IL&M di Lucas), deriva proprio dal titolo originale di questo film. Nel 2004 ne è uscita una versione restaurata in DVD, con parecchie modifiche alle immagini, al montaggio ed agli effetti visivi, con l’utilizzo “chirurgico” di tecniche di CGI eseguite dalla IL&M. Il look “povero” dell’originale è stato sufficientemente mantenuto ma i fans integralisti di questo piccolo gioiello di nicchia non hanno comunque gradito. Per gli amanti della fantascienza anni ’70 è pressoché obbligatorio recuperarlo (possibilmente nella versione originale non ritoccata digitalmente).

Voto:
voto: 4/5

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