lunedì 22 maggio 2017

Alle soglie della vita (Nara livet, 1957) di Ingmar Bergman

Tre donne in attesa di partorire si ritrovano nella medesima stanza di un reparto di maternità, con un’infermiera che le assiste. La prima, Cecilia, perde il bambino ed incolpa sé stessa e il suo difficile rapporto matrimoniale. La seconda, Stina, subisce la stessa sorte ma ha una reazione totalmente opposta. La terza, Hiordis, ragazza madre, ha un parto regolare ma rifiuta il nascituro, vedendolo come un frutto del peccato. Intenso dramma psicologico sul tema della maternità, diretto da Bergman su commissione del governo svedese che era, all’epoca, particolarmente impegnato in una veemente campagna contro l’uso indiscriminato dell’aborto. E’ un’opera di assoluto rilievo che però è stata giudicata negativamente dai critici a causa del confronto con i precedenti due capolavori dell’autore (Il settimo sigillo e Il posto delle fragole), di fronte ai quali qualunque film sarebbe stato inevitabilmente oscurato. E’ quasi una versione drammatica di Donne in attesa (Kvinnors vantan, 1952), nella quale il regista riepiloga i suoi temi, trovando un motivo di speranza alle avversità dell’esistenza nel miracolo del rinnovarsi della vita. Animato da una sorta di “religiosità” di stampo laico, il film, pur non risparmiando scene molto forti, appare un po’ limitato da questo tipo di moralità edificante, assai lontana dal temperamento problematico dell’autore (infatti è tratto da un romanzo di Ulla Isaksson, scrittrice che offrirà anche il soggetto del controverso La fontana della vergine). E’, comunque, un mirabile ritratto al femminile, tipicamente bergmaniano per la cura del dettaglio e l’introspezione psicologica, che ci parla di dolore, di morte, di angoscia, con un transfert emotivo che stabilisce una vibrante connessione tra le splendide protagoniste. Straordinario il cast, con Eva Dahlbeck, Ingrid Thulin, Bibi Andersson e Barbro Hiort af Ornäs, premiate tutte insieme al Festival di Cannes con un meritato premio collettivo alla miglior interpretazione femminile. Nella prestigiosa rassegna francese la pellicola si aggiudicò anche il premio alla miglior regia, sancendo così il suo indubbio valore artistico. Da recuperare.

Voto:
voto: 4/5

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