venerdì 26 maggio 2017

Il diavolo è femmina (Sylvia Scarlett, 1935) di George Cukor

Henry Scarlett è un imbroglione che ha perso la moglie e, dopo aver rubato dei soldi al suo datore di lavoro, fugge dalla Francia verso l’Inghilterra portando con sé sua figlia Sylvia, travestita da ragazzo per sviare i controlli della polizia che li bracca. Il travestimento ha successo e prosegue anche in Inghilterra dove i due, unitisi ad un’altra coppia di furfanti, si fingeranno attori di strada per compiere truffe a danno dei più sciocchi. Le cose si complicano quando Sylvia si innamora di un giovane pittore che però è già fidanzato e la crede un ragazzo, ignorando il suo travestimento. Giocosa commedia sentimentale di Cukor (alla sua terza collaborazione con Katharine Hepburn, che poi diverrà la sua “musa” prediletta, ed alla prima con Cary Grant), è un film gradevole e brillante costruito sul tema dell’ambiguità (in termini di sesso, identità e sentimenti) e con parecchi elementi di spiccata modernità (a cominciare dalla varietà di ambientazioni) che, probabilmente, lo resero ostico al pubblico decretandone il fallimento al botteghino. La strisciante malizia di fondo, velatamente palpabile in molte scene, è un ardito valore aggiunto che non fu, evidentemente, colto dagli spettatori dell’epoca. Cukor conferma il suo estro splendente nel tratteggiare straordinari ritratti femminili, ben più complessi e sfumati di ciò che potrebbe apparire ad una lettura superficiale. Nel buon cast è straordinaria la Hepburn en travesti che dà libero sfogo a tutta la sua classe ed al suo talento. E’ un piccolo e stravagante cult da recuperare.

Voto:
voto: 4/5

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