lunedì 22 maggio 2017

L'occhio del diavolo (Djavulens oga, 1960) di Ingmar Bergman

Secondo un vecchio proverbio irlandese: “la verginità di una fanciulla è un orzaiolo nell’occhio del diavolo”. Così quando a Satana spunta un fastidioso orzaiolo nell’occhio, dovuto alla riluttanza della bella e illibata Britt Marie, che resiste imperterrita a qualunque tentativo di seduzione maschile, questi decide di mandare sulla terra Don Giovanni in persona, sottraendolo alle pene dell’inferno, per tentare di far breccia nel cuore della tenace ragazza. Ma l’impresa si rivelerà tutt’altro che facile, anche perché la forza imprevedibile e bizzosa dell’amore è sempre in agguato. Commedia buffa sotto forma di scanzonato divertissement d’autore, definita dal regista stesso nei titoli di testa un “rondò capriccioso”, cioè una farsa di amabile cinismo, una parentesi di rilassato divertimento tra opere di ben più alto impegno, che comunque nasconde, tra le pieghe burlesche, riflessioni velenose di alto spessore sul tema dell’impossibilità di amare, autentica ossessione bergmaniana. Il film ricama spiritosi elzeviri sulla fedeltà coniugale, sulle tentazioni libertine e sulla mutevolezza dei sentimenti, ma viene generalmente relegata tra le opere minori dell’autore, perché troppo disimpegnata, non più che graziosa e, solo a tratti, realmente pungente. Probabilmente il motivo principale della sua minore incisività è dovuto alla genesi su commissione: Bergman fu infatti spinto (e convinto) a realizzarla dal produttore Allan Ekelund, partendo dal testo di un vecchio adattamente teatrale dal titolo “Il ritorno di Don Giovanni”, e accettò, senza particolari entusiasmi, in cambio dei finanziamenti per La fontana della vergine, opera da lui particolarmente sentita. Il film vede l’ennesima notevole interpretazione di Bibi Andersson e fa segnare la rottura professionale tra Bergman e il direttore della fotografia Gunnar Fischer. A partire dal successivo Come in uno specchio il regista si rivolgerà definitivamente al grande Sven Nykvist, avviando così una delle più celebri, proficue e durature collaborazioni artistiche della Storia del Cinema.

Voto:
voto: 3,5/5

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