venerdì 19 maggio 2017

Un'estate d'amore (Sommarlek, 1950) di Ingmar Bergman

Attraverso la lettura di un diario, una ballerina del Teatro dell’Opera di Stoccolma, Marie, ricorda un’estate al mare di tredici anni prima, quando visse un amore intenso e felice con il giovane Henrik, poi morto prematuramente in un tragico incidente. Travolta dall’onda dei ricordi e delle emozioni, la donna entra in crisi e sembra soccombere alla nostalgia, ma poi decide di reagire e di affrontare la realtà, raccontando tutta la vicenda al suo attuale fidanzato, David. Il decimo lungometraggio di Bergman è, probabilmente, il più coeso e il più lucido del suo primo periodo artistico. Attraverso questo vibrante ritratto di una donna che rievoca un lontano amore, fa un bilancio dei propri errori e cerca di trarre da tali riflessioni una speranza per il futuro, si segnala la straordinaria capacità dell’autore di penetrazione della psicologia femminile, oltre che la fulgida sensibilità paesaggistica che il regista svilupperà sempre più nei film successivi. Il mito dell’estate irripetibile che segna per sempre una vita viene tratteggiato con struggente potenza malinconica, attraverso immagini di austero rigore e di luminosa bellezza. Il giovane regista non ha paura di “denudare” il suo cuore per mostrare il suo profondo mondo interiore, passando da un soffuso lirismo erotico a graffi polemici contro la religione, con uno stile narrativo che evidenzia il naturale contrasto tra la tensione umana alla felicità e l’inevitabile presenza del dolore che tende a mortificarne l’ardore, sancendo così l’estrema fugacità della giovinezza. Splendido il commento musicale con brani di Chopin e Čiajkovskij.

Voto:
voto: 4/5

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