mercoledì 24 maggio 2017

Operazione paura (Operazione paura, 1966) di Mario Bava

Il dottor Paul Eswai viene chiamato in un piccolo paese isolato sperduto nella nebbia per eseguire un’autopsia sul corpo di una giovane donna morta in circostanze misteriose. Il nostro viene accolto con freddezza e ostilità dai locali, che non vedono di buon occhio gli stranieri e che sembrano nascondere più di un segreto. Spalleggiato dal capo della polizia del luogo, Eswai scopre una lunga serie di morti poco chiare che prendono a moltiplicarsi con l’avanzare della sua indagine. Tutto sembra collegato, secondo la superstizione locale, ad un’antica maledizione che ruota intorno alla vecchia villa che domina il paese, che la gente ritiene infestata dagli spettri, ed al fantasma di una bambina, deceduta anni prima in tragiche circostanze, che induce al suicidio coloro che la vedono. Il dottor Eswai è ampiamente scettico al riguardo ma, ben presto, le sue convinzioni razionali saranno messe a dura prova. Fenomenale horror gotico a colori di Mario Bava, tra i migliori in assoluto dell’autore, inopinatamente passato in sordina alla sua uscita a causa del fallimento della casa di produzione, ma poi giustamente rivalutato negli anni successivi fino a raggiungere lo stato di cult assoluto, come la maggior parte dei film del regista ligure. Girato in modo frettoloso (appena 12 giorni) a Cori (Latina), in condizioni di fortuna e con un budget esiguo, è un’opera ipnotica e straniante che trasuda genio visionario e fascino visivo da quasi tutte le sequenze, la cui potenza onirica, ottenuta attraverso una furiosa sperimentazione nell’uso di sfocature, saturazioni cromatiche e suggestioni psichedeliche, sancisce l’assoluto talento artigianale dell’autore, capace di ottenere tanto dal poco. Dal punto di vista delle sperimentazioni visive è un film memorabile, per l’uso espressionistico delle luci e delle ombre, per l’enfatizzazione artistica dei colori e per lo stravolgimento delle regole spazio temporali: la vicenda sembra avvenire in una sola notte, anche se in realtà non è così, a causa della distorsione estetica che confonde lo spettatore, immergendolo nel medesimo incubo del protagonista. Almeno due le sequenze straordinarie, da iscrivere idealmente nell’antologia del cinema horror: l’inquietante bambina fantasma che gioca con la palla (invero il piccolo attore che la interpretava era un maschio, figlio del portiere del palazzo dove abitava Bava) e la corsa allucinata di Eswai nei corridoi della villa dei misteri, in cui sembra attraversare parecchie stanze diverse mentre, in realtà, percorre sempre la stessa, nel costantemente inseguimento del proprio doppelganger, prigioniero in una dimensione kafkiana. Nel cast i più bravi sono Erika Blanc e Giacomo Rossi Stuart. Il film venne distribuito, due anni dopo la sua uscita italiana, anche negli Stati Uniti con il titolo di Kill Baby, Kill. Oggi è unanimamente considerato un piccolo classico dell’horror gotico, in miracoloso equilibrio tra genio e improvvisazione (come gran parte del cinema di Mario Bava), e vanta vaste schiere di ammiratori, tra cui i famosi registi Quentin Tarantino e Martin Scorsese. Anche Federico Fellini citò espressamente la bambina fantasma di Operazione paura nel suo episodio (intitolato “Toby Dammit”) di Tre passi nel delirio (1968).

Voto:
voto: 4/5

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