martedì 16 maggio 2017

To Rome with Love (To Rome with Love, 2012) di Woody Allen

Quattro storie ambientate nella Roma contemporanea: un produttore discografico in pensione atterra nella Città Eterna insieme a sua moglie per conoscere il fidanzato della figlia, un avvocato italiano. Dovrà occuparsi, suo malgrado, della carriera artistica del bizzarro consuocero, talentuoso cantante d’opera capace di esprimersi soltanto sotto la doccia. Un signor nessuno si ritrova, inspiegabilmente, assediato dai media che lo esasperano e lo seguono ovunque. Quando tornerà nel solito anonimato sentirà la mancanza della breve notorietà. Un giovane studente di architettura fa di tutto per non innamorarsi della migliore amica della sua ragazza, appena giunta a Roma dell’America. Un maturo architetto newyorkese, venuto a Roma per ricordare i bei giorni andati della sua gioventù in Italia, si adopera per consigliare il ragazzo a prendere la decisione giusta, ma il richiamo della carne è troppo forte, anche se poi la tresca si rivelerà un fallimento. Un uomo arriva a Roma dai parenti per far conoscere la sua bella moglie, ma, per una serie di equivoci, al posto di lei ci sarà una prostituta tutto fuoco conosciuta per puro caso. Maldestra e grossolana commedia di Woody Allen sul “belpaese”, interamente ambientata nella nostra capitale dove venne girato nell’estate del 2011. Dispiace molto dirlo ma proprio questa trasferta italiana del grande regista newyorkese fa segnare il punto più basso e imbarazzante della sua lunga carriera cinematografica. Un film non solo brutto ma decisamente sciatto, banale, di una superficialità irritante che sfiora il ridicolo involontario, stracolmo di clichè folcloristici che raffigurano un’Italia da cartolina o da macchietta, all’insegna dei più biechi stereotipi. Un’Italia che suona Modugno e che canta sotto la doccia, un’Italia chiassosa, verace, ingenua e tamarra, tutta sole, pizza, arte, spaghetti, amore e mandolini. Una cosa che, francamente, non si può più tollerare negli anni 2000. E’ probabilmente questo il modo in cui ci vedono gli americani, ma fa doppiamente male che ciò avvenga in un film di Woody Allen, autore colto e di profonda intelligenza che si è sempre dichiarato filo-europeo. Importante (e totalmente sprecato) il cast con Woody Allen (per la prima volta doppiato da Leo Gullotta dopo la scomparsa del compianto Oreste Lionello, sua voce italiana storica), Roberto Benigni, Penélope Cruz, Alec Baldwin, Judy Davis, Jesse Eisenberg, Ellen Page, Ornella Muti, Antonio Albanese, Gianmarco Tognazzi e Riccardo Scamarcio. Totalmente indifendibile, caotico e confuso sia nella sceneggiatura che nella messa in scena, è una inopinata catastrofe (cinematografica, ovviamente) da dimenticare al più presto, anche se lo “sgarro” sarà duro da digerire per i tanti fans di Allen del “belpaese”. Il presunto tentativo di fusione tra la commedia nostrana e quella alleniana ha dato vita ad un obbrobrio sconcertante sul quale è meglio voltare pagina. Che la calda estate romana abbia fatto male alla testa del nostro Woody ?

Voto:
voto: 2/5

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