martedì 16 maggio 2017

Anything Else (Anything Else, 2003) di Woody Allen

Jerry Falk è un giovane ebreo newyorkese, autore di testi comici che non riesce a sfondare nel mondo dello spettacolo per colpa di un agente incompetente. Innamoratosi della vivace Amanda, aspirante attrice dal volto di monella, il nostro ci va a convivere ma dovrà presto arrendersi all’arrivo della routine di coppia e ad una lunga serie di tradimenti. L’incontro causale con l’anziano Dobel, ebreo cinico e disincantato, cambierà la sua vita in positivo. Infatti, grazie ai consigli dell’amico tanto bizzarro quanto paterno, Jerry saprà trovare la forza per cambiare le sue scelte e prendere decisioni importanti. Brillante commedia riepilogativa di tanti temi tipicamente alleniani, ma anche opera di rottura rispetto alla recente deriva artistica per l’utilizzo intelligente di uno stratagemma narrativo particolarmente riuscito che può riassumersi in due parole: arretramento e sdoppiamento. Arretramento perché stavolta l’Allen attore fa, saggiamente, un passo indietro e non si mette più al centro del suo universo cinematografico, ma si ritaglia un gustoso ruolo di spalla, ben più congeniale vista l’età, in cui riesce ancora a dare il meglio di sé. Sdoppiamento perché Allen è pur sempre Allen e non difetta certo del narcisismo necessario per ritagliarsi un “doppio ruolo” attraverso la creazione del suo alter ego giovanile (Jerry Falk/Jason Biggs) che fa anche ironicamente il verso ai suoi primi nevrotici personaggi. Il risultato finale è divertente, a tratti esilarante, e mette in scena in modo speculare le ossessioni dell’autore e anche il suo negativo (non a caso Dobel/Allen è aggressivo, rancoroso, compulsivo, indignato e non manca di dispensare i suoi strali contro Hollywood, gli psicoanalisti, gli antisemiti, i creduloni religiosi, gli agenti teatrali). La geniale operazione artistico concettuale riesce alla perfezione e rende il film una più che degna opera del suo grande autore. Non mancano i graffi politici, i momenti cupi e le amare riflessioni esistenziali, che lo rendono un sincero ritratto in chiaro scuro della personalità del regista alla soglia dei 70 anni. Nel cast, oltre ai due protagonisti già citati, compaiono Christina Ricci e Danny DeVito, che ci regala delle notevoli sequenze comiche, tra le più riuscite in assoluto del film. Tra le opere alleniane di inizio millennio è, finora, quella migliore e più riuscita, aspettando l’inatteso e sorprendente capolavoro Match Point del 2005.

La frase: "Hai mai chiamato il 911? È come chiedere un mutuo.
 
Voto:
voto: 3,5/5

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