Da nove differenti racconti brevi di Raymond Carver, Altman ha tratto questo enorme film corale che si compone, per l'appunto, di nove diverse linee narrative, che si intersecano tra loro, e più di venti personaggi: uno sbirro esagitato che tradisce la moglie casalinga, un anziano genitore che ricompare nella vita del figlio dopo tanti anni di assenza solo per assistere alla tragica morte del nipotino, un autista di limousine beone e innamorato di una cameriera, una vecchia cantante in disarmo con la giovane figlia musicista con manie suicide, un marito represso che finge di tollerare la moglie, operatrice di telefoni erotici, un artista pentito che confessa il suo adulterio dopo molti anni, un pescatore che trova in un lago il cadavere di una donna, un uomo violento e follemente geloso che fa a pezzi la casa della ex moglie, un giovane medico con problemi coniugali. Poderosa ed amara sinfonia in nero sulla deriva dei nostri tempi, sulla debolezza della natura umana che, da sempre, è origine dei suoi mali, questo capolavoro altmaniano è un modello indiscusso nella direzione di un cast ampio e variegato, con una magistrale capacità di bilanciare toni e registri senza mai smarrire il filo del discorso o perdere in equilibrio e densità narrativa. Ambientato in un'America "distante" e inquietante, crogiolo di razze che incarna perfettamente le tante contraddizioni dell'oggi, è un ritratto spietato e dolente, senza enfasi, non privo di sguardo pietoso e giammai giudicante, della società contemporanea, americana ma non solo. Il finale "apocalittico", con la scossa di terremoto a Los Angeles, dona all'opera la forza disperata di un urlo, solenne e definitivo: quello di un'umanità sofferente e incapace di far sentire la sua vera voce, coperta dal frastuono del quotidiano. Premiato a Venezia con il Leone d'Oro insieme a tutto lo straordinario cast, è una delle opere fondamentali del grande Maestro di Kansas City.
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