lunedì 1 dicembre 2014

Quattro mosche di velluto grigio (Quattro mosche di velluto grigio, 1971) di Dario Argento

Un giovane musicista romano uccide involontariamente uno sconosciuto che lo pedinava ma viene visto da qualcuno che prende a perseguitarlo con telefonate anonime e l'invio delle foto del fattaccio. Ben presto le persone intorno al musicista inizieranno ad essere uccise una dopo l'altra. Terzo giallo di Argento, migliore del precedente Il gatto a nove code, ma al di sotto del suo esordio, L'uccello dalle piume di cristallo. Tra personaggi stravaganti, situazioni incongrue ed accumulo di momenti shock, meno ispirati del solito, procede stancamente verso un finale a sorpresa non proprio imprevedibile. La trovata delle "4 mosche", che dà il titolo al film, è una tipica iperbole argentiana, regista perennemente sospeso tra genio e paradosso. Il film contiene un gustoso omaggio al grande maestro Fritz Lang: il nome della via, immaginaria, dove abita il protagonista, ubicata in realtà all'EUR di Roma. Il film ha i suoi estimatori ma è un'opera di transizione nella carriera del regista, prima del suo capolavoro. Da segnalare nel cast la presenza, fuori luogo, di Bud Spencer e di Oreste Lionello.

Voto:
voto: 3/5

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