martedì 9 dicembre 2014

La febbre del sabato sera (Saturday Night Fever, 1977) di John Badham

Tony Manero è un giovane italoamericano di Brooklyn che vive la sua giovinezza sognando Manhattan, tra amori fugaci, lavori precari, amicizie sbagliate, una famiglia possessiva e la sua unica grande passione: il ballo. Tutte le delusioni di una vita scialba vengono spazzate via al sabato sera, nelle discoteche di periferia, in cui Tony è il re indiscusso della disco music. Commedia musicale profondamente amara, a volte greve ma sempre sincera, divenuta, sorprendentemente e bene al di là dei propri effettivi meriti, un clamoroso fenomeno generazionale e di costume, fino a trasformarsi in uno dei simboli dei colorati anni '70 e della sottocultura "disco". Rese John Travolta un divo cinematografico dando vita alla così detta moda del "travoltismo", in cui tanti giovani cercarono di emulare il personaggio di Manero nel look e nel modo di ballare. Il lato migliore del film è quello introspettivo, che poi esplode nel drammatico finale: la denuncia di una gioventù coatta, sbandata e senza prospettive, quella delle periferie metropolitane, che guarda alle luci di Manhattan "al di là del ponte" come alla terra, irraggiungibile, del Sogno e delle opportunità: l'America, quella vera. Impossibile non citare la leggendaria colonna sonora dei Bee Gees che ha decretato, insieme alla verace sensualità di Travolta, il grande successo della pellicola. Ha avuto un imbarazzante seguito, Staying Alive, diretto da Sylvester Stallone nel 1983.

Voto:
voto: 3,5/5

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