lunedì 1 dicembre 2014

Tenebre (Tenebre, 1982) di Dario Argento

Peter Neal, scrittore americano di gialli, giunge a Roma per promuovere il suo ultimo romanzo, "Tenebre", ma si trova di fronte un serial killer che commette efferati omicidi ispirati a quelli del libro e glieli "dedica" attraverso lettere anonime. Quando lo scrittore inizia a indagare insieme ad un commissario di polizia anche le persone vicine a lui inizieranno a morire in un insensato crescendo di sangue e violenza. Ritorno al giallo di Dario Argento, dopo le incursioni nell'horror puro con Suspiria e Inferno, con questo "whodunit" complesso, sanguinario e cervellotico che segna anche il record di omicidi (ben dodici) nella filmografia del regista italiano. Ridondante e concitato, e con notevoli indulgenze allo splatter, ha i suoi momenti migliori nei flashback allucinati del killer (in cui appare l'ambigua Eva Robbins) e nello straniante delitto nella piazza affollata in pieno sole in cui nessuno sembra accorgersi di nulla. Il finale a sorpresa, efficace ma stravagante e poco plausibile, è tra i più famosi del cinema di Argento, che in questo film ha provato a staccarsi dai suoi gialli precedenti, per seguire nuovi percorsi e nuove sperimentazioni visive. La consueta crudeltà visiva del regista viene affiancata da un fanatismo moralistico ed una misoginia di bassa lega, degni del peggior cinema di genere di casa nostra. Da segnalare le solite musiche efficaci del fido Simonetti e la presenza nel cast di una giovane Veronica Lario, vittima dell'omicidio più efferato. Dopo la salita al potere di Silvio Berlusconi, all'epoca marito della Lario, la scena è stata ampiamente tagliata in tutte le versioni circolanti del film, al punto che oggi è quasi impossibile ritrovarne la cruenta versione originale. Chi di moralismo ferisce ...

Voto:
voto: 3/5

Nessun commento:

Posta un commento