lunedì 1 dicembre 2014

Last Days (Last Days, 2005) di Gus Van Sant

Blake/Kurt Cobain è un giovane musicista di successo che vive da solo in una grande casa, fatiscente ed isolata, e che consuma i suoi giorni in preda al tormento di un male di vivere che non gli concede tregua e lo svuota di ogni energia vitale. Epilogo tragico ed inevitabile. Ispirandosi agli ultimi dolorosi giorni di Kurt Cobain, leader dei Nirvana morto suicida nella sua casa di Seattle, il talentuoso Gus Van Sant ha tratto questo requiem compassato ed insolito, originale nella struttura stilistica (che scardina i principali riferimenti unitari di tempo e di spazio), geniale nell'atmosfera "maledetta" di cui è intriso (la medesima che accompagnava il vero protagonista e la maggior parte delle rock star morte in giovane età) e di enorme fascinazione simbolica per il senso di morte incombente che inonda lo spettatore fin dal primo fotogramma. Opera spiazzante e di assoluta avanguardia nella filmografia del grande cineasta di Louisville, rinuncia a tutte le tentazioni musicali e didascaliche, in favore di un'angosciante (ma fervida) ambiguità espressiva che la rende una crudele e possente metafora della vita, intesa come umana deriva impotente nell'attesa della fine, unica certezza in un mondo di dubbi e di angosce. Ha deluso gran parte dei fans dell'artista ma è un'opera di indiscutibile rilievo artistico e di originale concezione estetica. Viene solitamente collocata, insieme a Gerry ed Elephant, in una ideale "trilogia della morte" dell'autore americano.

Voto:
voto: 4/5

Nessun commento:

Posta un commento