martedì 9 dicembre 2014

Jackie Brown (Jackie Brown, 1997) di Quentin Tarantino

Jackie Brown (Pam Grier) è una hostess che contrabbanda valuta per conto del viscido Ordell Robbie (Samuel L. Jackson), trafficante d'armi nel mirino degli sbirri che frequenta un maldestro galeotto (Robert De Niro) ed una bionda sgualdrinella strafatta (Bridget Fonda). Tallonata da due agenti dell'antifrode che le promettono l'immunità in cambio di Ordell, l'abile Jackie escogita un ardito piano per uscirne ricca ed incolume con l'aiuto di Max Cherry (Robert Forster), esperto garante di cauzioni perdutamente innamorato di lei. Terzo opus di Tarantino, tratto dal romanzo "Rum Punch" di Elmore Leonard, è un noir corale di geometrica precisione e di alta densità narrativa, egregiamente scritto e diretto in maniera "classica" dal geniale regista di Knoxville, che stavolta rinuncia alla consueta destrutturazione del racconto in favore di una sorprendente linearità, che però sottende un intreccio complesso e sapientemente gestito. E' costruito come un enorme omaggio alla "blaxploitation", ovvero quel particolare sottogenere di "B-movies", in voga negli anni '70, grezzi e violenti, rivolti ad un pubblico afroamericano, e per questo l'autore ne ha scelto l'icona femminile per eccellenza, Pam Grier, come protagonista celebrata fin dal titolo. Teso e ammaliante, il film "ondeggia" convinto, nonostante la lunghezza, senza mai smarrire la direzione sulle note "black" di una colonna sonora trascinante, rigorosamente anni '70. E tra i consueti dialoghi fuori di testa e gli adorabili cattivi, tipici dell'autore, ci regala almeno un momento di puro cult: l'intera sequenza nel centro commerciale, follemente geniale secondo lo stile del regista. Nel cast tra un Samuel L. Jackson istrione ed un Robert De Niro dimesso, spicca un intenso Robert Forster, candidato all'Oscar come non protagonista.Viene erroneamente considerato un film minore del regista, probabilmente perchè "povero" dei celebri momenti pulp in favore di un'asciutta misura che guarda ai classici del genere, ma rinverdendoli con l'estroso stile tarantiniano. E' meno appariscente e roboante di altre opere più osannate dell'autore, ma ugualmente pregnante nella sua armonica uniformità.

Voto:
voto: 4,5/5

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