Per compiacere la sua donna, la sexy Eva Kant, l'inafferrabile ladro in costume Diabolik, soprannominato "re del terrore", ruba una preziosa collana di smeraldi, ridicolizzando la polizia ed il suo rivale di sempre, il tenace ispettore Ginko. Disposto a tutto pur di acciuffarlo, il poliziotto stringe un patto segreto con Valmont, potente boss della malavita senza scrupoli, che rapisce Eva per cercare di stanare il rapinatore mascherato. Ma Diabolik ne sa una più del diavolo e la sua vendetta sarà puntuale. Dal popolare fumetto "nero" creato dalle sorelle Giussani, che fu un grande successo editoriale negli anni '60 e '70, il Maestro Mario Bava ha tratto un adattamento stilisticamente magistrale e di grande impatto visivo, perfetta fusione di genialità psichedelica, abilità artigianale ed atmosfere "pop art". Bava senior è stato senza alcun dubbio (insieme a Sergio Leone) il "padre" più autorevole del cinema di genere italiano e di tutta quella creatività furiosamente incontrollata che diede vita ad una miriade di film nel ventennio 1960-1979, facendo registrare enormi incassi al botteghino e sfornando alcuni capolavori destinati a rimanere nel tempo. Prodotto da Dino De Laurentiis, che si era assicurato i diritti sul personaggio e che volle affidare la regia a Mario Bava per il suo risaputo talento pragmatico nella realizzazione degli effetti speciali, Diabolik è un grande film di stile, tutto costruito sulla geniale capacità del suo regista di improvvisare, di fare di necessità virtù, ottenendo risultati strabilianti nonostante i pochi mezzi a disposizione. In tal senso è rimasto celebre l'aneddoto della faccia sbalordita dell'attore protagonista John Phillip Law, che era solito lamentarsi dei set troppo spartani ricostruiti in studio, quando vide per la prima volta il risultato del girato della famosa caverna di Diabolik (la tana sotterranea super tecnologica del re del crimine). Tutto quello che vediamo sullo schermo fu ottenuto da Bava con espedienti semplici quanto efficaci, ad esempio applicando sull'obiettivo fondali dipinti o fotografie trasparenti impresse su vetri. Alla sua uscita in sala la pellicola fu un flop assoluto, snobbata da pubblico e critica. Piacque molto solo ai francesi, in particolare fu lodata con entusiasmo dai soliti Cahiers du cinéma, che di cinema ne sanno sempre un po' di più della media. Negli anni successivi è stata poi costantemente rivaluta e sempre più apprezzata (esattamente come accaduto per il suo regista), e oggi viene unanimemente riconosciuta come un cult assoluto e una piccola "perla" del nostro cinema di genere. Un invidiabile modello della capacità (tutta italiana) di improvvisare, arrangiarsi e ottenere tanto dal poco, unendo genio creativo e spudoratezza realizzativa. Oltre all'aspetto tecnico sontuoso, tra cui ricordiamo anche le musiche di Ennio Morricone, parimenti il cast è di alto livello: con John Phillip Law, Michel Piccoli, Adolfo Celi, Renzo Palmer e la bellissima Marisa Mell, attrice austriaca che prese il posto di Catherine Deneuve (non gradita al regista) e divenne in breve un volto assai noto del cinema nostrano di quel periodo. Negli USA, dove fu distribuito col titolo "Danger: Diabolik", il film fu generalmente più apprezzato fin da subito rispetto al nostro paese. Non a caso Mario Bava è stato pubblicamente "sdoganato" anche grazie all'opera perseverante di molti registi e cinefili d'oltre oceano. I Manetti Bros. hanno appena finito di girare una nuova versione di Diabolik, che dovrebbe uscire nel 2021, con Luca Marinelli e Miriam Leone.
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