giovedì 18 marzo 2021

Twin Peaks: il ritorno (Twin Peaks: The Return, 2017) di David Lynch

8 aprile 1990: una data storica. Negli Stati Uniti viene trasmesso Passaggio a Nord-Ovest, l'episodio "pilota" della serie televisiva Twin Peaks, ideata da David Lynch e Mark Frost e diretta dallo stesso Lynch. Per le sue atmosfere inquietanti, i suoi toni oscuri, i paesaggi indimenticabili, il fascino visivo, lo stile ipnotico, la potenza delle immagini e la perfetta commistione tra il thriller, il fantastico, il mistery, il grottesco e l'horror soprannaturale, la serie divenne subito un fenomeno mondiale, un oggetto di culto, una fonte di curiosità e discussioni, cambiando per sempre le regole dei film seriali per la TV e dando inconsapevolmente inizio al moderno concetto di serial televisivo, quello che oggi spopola sulle piattaforme di streaming. Originale, ermetica, ammaliante e unica nel suo genere, la serie è stata modello di riferimento e motivo di ispirazione per tantissimi prodotti televisivi successivi, molti dei quali di indubbia eccellenza. Dopo due stagioni e 30 episodi, lo show si interruppe bruscamente nel 1991 per divergenze creative tra Lynch e la produzione, con un finale beffardo e memorabile che lasciò gli innumerevoli fans annichiliti e "disperati". Per comprendere la portata del fenomeno basti dire che chiunque fosse quanto meno adolescente nel 1990, avrà sicuramente sentito pronunciare la fatidica domanda tormentone "chi ha ucciso Laura Palmer?". Nel maggio 2017, dopo una interminabile attesa di quasi 26 anni, è uscita in tutto il mondo la terza stagione della serie evento, ancora con i medesimi autori al timone, David Lynch in cabina di regia e quasi tutto il cast originale tornato al completo per l'occasione. In questo blog di cinema non ho mai recensito, finora, film televisivi. Ma, per un'occasione così importante, e praticamente unica nel suo genere, mi sembra inevitabile (e doveroso) uno strappo alla regola. D'altra parte non credo sia azzardato voler considerare l'insieme dei 18 splendidi episodi di "Twin Peaks: il ritorno" come un unico lungo film di 17 ore, da godere come un'esperienza, un viaggio onirico, stimolante, enigmatico, un tuffo nel passato ma anche un'alienante visione del futuro. Perchè chi conosce i labirinti psicologici delle opere di Lynch sa perfettamente che è facile, inevitabile, ma anche bellissimo, smarrirsi, alla ricerca di coordinate di tempo, di luogo e di azione, in un continuo slittamento dei piani narrativi (e meta-narrativi) tra "sogno" e "realtà". E' ovviamente impresa ardua provare a raccontare in poche righe la trama di un'opera così ampia e complessa, in cui il geniale autore del Montana ha riversato (nuovamente) tutte le sue ossessioni, i suoi incubi, i suoi stilemi, i suoi marchi di fabbrica, ma riuscendo (incredibilmente) a spingersi ancora un gradino più in là, sollevando di nuovo un tantino l'asticella e creando un nuovo straordinario modello di riferimento per l'arte visiva a venire. La vicenda riparte esattamente 25 anni dopo gli eventi narrati nell'ultimo episodio della seconda stagione (l'incancellabile "Oltre la vita e la morte"), facendo così coincidere (non a caso?) il tempo reale con quello della fiction: l'agente Dale Cooper è ancora imprigionato nella Loggia Nera, mentre il suo doppio malefico (posseduto da BOB) è a piede libero nel nostro mondo dove ha messo in piedi una sfilza di attività criminose. Con l'aiuto di MIKE, Cooper riesce a fuggire dalla Loggia, con il compito di catturare BOB e farlo tornare al suo sito di appartenenza, ma il viaggio interdimensionale avrà degli imprevisti effetti collaterali: Cooper viene scambiato con un altro suo doppelgänger, Dougie Jones, mite assicuratore di Las Vegas, ma perde del tutto la memoria e finisce in uno stato confusionale, diventando una sorta di idiota imbambolato, guidato però da provvidenziali visioni inviate dalla Loggia. "Bad Cooper", che ha capito l'antifona, si mette subito in azione per eliminarlo ma, intanto, sulle sue tracce ci sono gli agenti speciali FBI Gordon Cole e Albert Rosenfield, messi all'erta da una serie di inquietanti avvenimenti che sembrano riportare agli eventi avvenuti 25 anni prima a Twin Peaks. E con loro ci sarà pure una vecchia conoscenza di Dale Cooper. La terza stagione di Twin Peaks allarga enormemente i suoi confini, non solo geografici, con una gran varietà di ambientazioni, di situazioni, di sottotrame, di personaggi vecchi e nuovi, di creature soprannaturali, pur mantenendo intatto lo spirito, il tono e le atmosfere degli episodi originali. Ed ogni tuffo nel passato, visivo, musicale o emotivo, è un autentico tocco al cuore di tutti i fans della serie. Esteticamente curatissimo, visivamente stupefacente e decisamente più maturo, corale, complesso, crudele, violento e stravagante delle vecchie stagioni, questa nuova edizione può essere giustamente considerata l'opera omnia dell'intera carriera di David Lynch, quella in cui ha avuto campo libero e nessun freno ostativo da parte della produzione (una franchigia finalmente meritata), realizzando così il compendio definitivo della sua arte e dei suoi visionari tormenti. Innumerevoli sono le sequenze memorabili e i momenti cult. Sarebbe troppo facile citare il magistrale episodio 8, praticamente un film muto in bianco e nero che ci mostra la cosmogonia del Male attraverso una lunga serie di immagini indimenticabili, angoscianti ed oniriche. A tutti gli effetti un film nel film, e anche qualcosa di mai visto prima. E così come innumerevoli saranno le elucubrazioni cervellotiche dei fans nel tentativo di decifrare un finale ancora più ambiguo, spiazzante e beffardo di quello del 1991. Lo sberleffo supremo di Lynch, che ha saputo regalarci un nuovo intricato incubo in cui perderci, come al solito estasiati e raggelati al tempo stesso. Forte anche di un cast sopraffino in cui tutti (anche i fugaci caratteristi) sono bravissimi ed incredibilmente incisivi, questo Twin Peaks 2017 rappresenta l'ennesima pietra miliare dell'arte audiovisiva targata Lynch. Da vedere e rivedere più volte trovandoci ogni volta nuovi spunti, nuovi tranelli, nuove sensazioni, nuovi simbolismi, nuovi incubi. E più che arrovellarci a capire se questo sia il passato o il futuro, se ci troviamo al di là o al di qua della "quarta parete" o chi sta sognando chi, è ben più importante sgomberare la mente, abbandonarsi senza freni inibitori e perdersi nel piacere del "viaggio". Un nuovo entusiasmante "viaggio", forse il più bello di tutti, del sognatore David Lynch.
 
La frase: "Noi siamo come il sognatore, che sogna e poi vive all'interno del sogno. Ma chi è il sognatore?

Voto:
voto: 5/5

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