lunedì 29 marzo 2021

Mank (2020) di David Fincher

Nel 1940 il famoso sceneggiatore Herman J.Mankiewicz, detto "Mank", alle prese con seri problemi di alcolismo e un infortunio che lo costringe momentaneamente a letto, si isola in un ranch nel deserto californiano per scrivere la sceneggiatura del film che cambierà la storia del cinema per sempre: "Quarto Potere". Il complesso processo creativo di scrittura si mescola con i ricordi del passato di "Mank", da cui emergono le amicizie, i rapporti e gli scontri con importanti personalità della politica, della finanza e delle major di Hollywood. Da tutto questo bagaglio di esperienze vissute il nostro prenderà ispirazione per la scrittura del capolavoro di Orson Welles, giovane regista lanciato verso una carriera folgorante. Biopic atipico di David Fincher, liberamente ispirato al controverso articolo giornalistico "Raising Kane", scritto da Pauline Kael nel 1971, che attribuisce i meriti della scrittura di "Citizen Kane" interamente a Mankiewicz, senza alcuna condivisione con Welles (i due furono entrambi premiati con l'Oscar per la migliore sceneggiatura originale nel 1942). Il risultato finale è un film assolutamente magistrale: molto personale, molto elegante, molto colto, molto ardito. Si può non essere d'accordo su certe interpretazioni dei fatti storici ma di sicuro il regista dimostra (ancora una volta) di avere personalità e "spalle larghe", oltre che un grandissimo e incontestabile talento. Splendide interpretazioni, ricostruzione storica e d'atmosfera sontuosa, regia apparentemente sobria ma che dispensa tocchi di pregevole fattura, confezione estetica sfavillante per un immenso omaggio "romantico" al cinema dei pionieri. Un tributo nostalgico che viene poi volutamente "contaminato" da scelte iconoclaste e da una sottile ironia di matrice caustica rivolta contro quei "poteri forti" che manipolano il destino di molti. E in questo continuo scontro tra anime diverse (l'amore per un'epoca e la sua cinica rilettura critica) risiede molto della bellezza e dell'importanza di questo film, di cui sono evidenti il grande lavoro di scrittura e progettazione concettuale a monte. E infine, lasciando il meglio per ultimo, il continuo gioco di specchi meta-cinematografici che pervade l'intero progetto, creando suggestive sovrapposizioni tra storia e leggenda, cronaca e romanzo, film e film-nel-film, il racconto che vediamo sullo schermo e l'oggetto dello stesso. Come se questo Mank fosse un viaggio introspettivo in osmosi con Quarto Potere (e con la sua leggenda). La buona conoscenza del film di Welles e, più in generale, del suo "mondo" aiuterà sicuramente sia la comprensione sia l'apprezzamento di quest'ultimo lavoro di Fincher, probabilmente poco adatto al pubblico di massa, sia per la materia, sia per la collocazione storica, sia per la scelta della fotografia in bianco e nero. Cast di gran livello (che annovera, tra gli altri, Gary Oldman, Amanda Seyfried, Lily Collins, Tom Pelphrey e Tom Burke) e ben 10 nomination agli Oscar 2021.
 
Voto:
voto: 4,5/5

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