martedì 23 marzo 2021

La farfalla sul mirino (Koroshi no rakuin, 1967) di Seijun Suzuki

Goro Hanada è un killer appartenente ad un'organizzazione criminale a struttura piramidale, in cui egli si colloca al numero 3. Ambizioso e violento, uccide il numero 2 ma fallisce un incarico commissionatogli dalla bella Misako per un'incredibile fatalità: una farfalla si posa sul mirino della sua pistola e gli fa sbagliare il colpo. A questo punto il bersaglio diventa lui e dovrà affrontare il letale "numero 1", ma con l'aiuto di Misako, con la quale è scattata la fiamma della passione. Pietra miliare nella carriera di Seijun Suzuki, vivace cineasta giapponese molto popolare nel suo paese per i yakuza movie carichi di azione, violenza e umorismo macabro. E' l'ultimo dei tanti film da lui realizzati per la Nikkatsu Corporation, che dopo il conseguente grande flop commerciale lo mise nella sua lista nera, accusandolo di aver realizzato una pellicola assurda e indifendibile, un disastro colossale. La lunga disputa legale successiva tra l'autore e la compagnia di produzione mise praticamente fine alla carriera del regista, che per circa 20 anni poté dirigere solo qualche lavoro televisivo. Ma ciò lo iscrisse anche in quell'ideale elenco in cui la controcultura pop adora catalogare geni "maledetti", artisti ribelli, pensatori non omologati e, in qualche modo, "preveggenti". Ovviamente tutto questo fenomeno crebbe a mano a mano che il film venne rivalutato nel tempo (anche dalla stessa Nikkatsu), a partire dagli anni '80, divenendo inevitabilmente un cult (nonché l'unica pellicola di Suzuki ad essere distribuita nel nostro paese). E' una rivisitazione surreale, straniante, onirica e irrazionale fino al paradosso di un genere popolare e fortemente codificato come il noir. Stilisticamente esasperato e concettualmente astratto, strizza l'occhio al fumetto, si crogiola in un erotismo spudorato, ondeggia spavaldo tra sogno e realtà, si compiace di infrangere tutte le regole del genere di appartenenza e della narrazione tradizionale e vira spesso verso la parodia iconoclasta, forte di un apparato visivo sempre sorprendente, elegante, qua e là geniale. Può suscitare facilmente stordimento, entusiasmo, fascinazione o repulsione, magari in alternanza ed egual misura. Più che un film è un esperimento d'avanguardia, ma se ci si abbandona può diventare un trip indimenticabile. E' amatissimo da Quentin Tarantino e da tante schiere di cinefili orientate verso un cinema alternativo e underground.
 
Voto:
voto: 4,5/5

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