mercoledì 24 marzo 2021

Via dei pompieri n. 25 (Tüzoltó utca 25., 1973) di István Szabó

In un'afosa notte d'estate, gli abitanti di un antico e fatiscente palazzo di Budapest, prossimo alla demolizione, non riescono a prender sonno e si abbandonano a ricordi, sogni, speranze, amarezze e delusioni, riflettendo sul loro passato e sul futuro incerto che li attende. Fino all'arrivo dell'alba. Questo piccolo grande gioiello della filmografia di István Szabó è un superbo racconto collettivo (e solo apparentemente intimistico) che prende le mosse dai ricordi della sua infanzia nei caseggiati periferici della capitale ungherese. E', purtroppo, anche una delle opere meno conosciute del regista, che meriterebbe il recupero da parte dei cinefili. Attraverso la descrizione di memorie, ansie e paure di un microcosmo eterogeneo di umanità, Szabó intende tracciare un affresco sociale e politico del suo paese, ricalcandone la storia post bellica alla vigilia di importanti cambiamenti epocali. Il piccolo mondo sopra citato è, ovviamente, quello degli inquilini di un vecchio stabile, situato all'indirizzo del titolo, destinato ad una fine imminente per fare spazio al nuovo che avanza, incessante e inesorabile. E' un film ambizioso e riuscito, in bilico tra la memoria nostalgica del passato e il timore razionale di un futuro denso di nubi. Raccontato come un malinconico canto corale attraverso la condivisione di un flusso di coscienza che unisce, per sorte e sentimenti, i variegati protagonisti, riesce a coinvolgere e far riflettere lo spettatore, proiettando le emozioni dei singoli sullo sfondo di un disegno storico più ampio e sublimando il diverso sentire individuale nella coscienza collettiva di una nazione. Lo sguardo dell'autore è partecipe ma lieve, felpato, come a voler accarezzare con dolente dolcezza i suoi personaggi e, quindi, il suo stesso paese.
 
Voto:
voto: 4/5

Nessun commento:

Posta un commento