Vic e Melinda sono una coppia dell'alta borghesia di New Orleans. Vivono in una grande casa fuori città, hanno una splendida bambina e conducono una vita agiata e mondana tra feste e sollazzi. Lui è un genio diventato ricco per aver costruito un microchip che guida i droni militari dritti al bersaglio e adesso, nonostante la giovane età, vive di rendita dedicandosi alla famiglia e ai passatempi. Lei è una ragazza bella, vivace e spudorata, che intrattiene frequenti relazioni con altri uomini anche davanti agli occhi del marito, stuzzicandolo maliziosamente, e lui sembra accettare a malincuore perchè troppo innamorato di lei. Quando gli amanti di Melinda cominciano a sparire nel nulla, inizia a circolare la voce che Vic li abbia uccisi per gelosia. Cosa si nasconde dietro a questa strana coppia? Esattamente 20 anni dopo il suo ultimo lungometraggio, Unfaithful - L'amore infedele (Unfaithful, 2002), Adrian Lyne torna a dirigere un film adattando il romanzo omonimo di Patricia Highsmith, già portato al cinema nel 1981 dal francese Michel Deville con Eaux profondes, che vedeva come magnifici protagonisti due giganti della recitazione quali Jean-Louis Trintignant e Isabelle Huppert. L'inevitabile confronto con l'originale francese, di cui questo film costituisce un remake americano aggiornato al linguaggio dei nostri tempi, è impietoso e deficitario per la nuova versione, eppure il thriller erotico dalle suggestioni morbose e dalle atmosfere oscure dovrebbe essere una materia perfettamente nelle corde del regista inglese, che negli anni '80 e '90 aveva ottenuto grande successo di pubblico proprio cimentandosi con questo genere. Senza rivelare dettagli sull'evoluzione della trama possiamo dire che questo Deep Water è un falso giallo che ruota intorno alla tematica degli amori "malati", con tutte le relative implicazioni psicoanalitiche e sadomasochistiche, cercando di esplorare quel mondo misterioso, indefinibile e talvolta inquietante che è la sessualità. Tradimenti, delitti, erotismo audace, trasgressioni proibite e cupi risvolti psicologici sono tutti argomenti ricorrenti nella filmografia di Adrian Lyne, basti solo ricordare il celeberrimo (e sopravvalutato) Attrazione Fatale (Fatal Attraction, 1987) per capirlo. Ma il risultato finale è ampiamente deludente in questa pellicola che risulta scialba, dimessa, superficiale, mai veramente capace di assestare il colpo che non ti aspetti, il guizzo imprevedibile, ma che scorre via innocua senza mai riuscire a coinvolgere, a turbare, a sedurre o ad intrigare lo spettatore. I due protagonisti (Ben Affleck e Ana de Armas) fanno un discreto lavoro e non sono loro il problema maggiore di quest'opera esile, che paga lo scotto di una sceneggiatura inerte e di una regia poco coraggiosa, che non va mai oltre la patina ma si limita a girare intorno al cuore nero della vicenda. Anche le scene di sesso, di cui si era fatto un gran parlare prima dell'uscita (probabilmente per motivi pubblicitari) sono puramente convenzionali e nettamente al di sotto degli standard dell'autore. Paradossalmente, visto che stiamo parlando di un thriller psicologico di matrice erotica, le scene che restano più impresse sono quella della piccola Trixie (un vero splendore di bambina) che canta in macchina con suo padre e l'esecuzione canora di Ana de Armas che si cimenta (anche in un accettabile italiano ascoltabile nella versione originale) nell'esecuzione di un grande classico come "Via con me" di Paolo Conte. E questo la dice lunga sull'efficacia della trasposizione del torbido racconto della Highsmith, sempre interessata nelle sue opere al lato oscuro della natura umana.
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