Dal celebre romanzo omonimo di Bram Stoker, pubblicato nel 1897 e divenuto un grande classico della letteratura horror. Il giovane Jonathan Harker, in missione per conto del dottor Abraham Van Helsing, si fa assumere come bibliotecario nel castello del famigerato conte Dracula in Transilvania. Come sospettato da Van Helsing, Dracula è un vampiro, una creatura infernale assetata di sangue dotata di poteri soprannaturali e capace di propagare il suo "morbo" attraverso il morso. Harker finisce vampirizzato e il diabolico conte mette gli occhi sulla sua fidanzata, Lucy, di cui intende fare la sua sposa. Il fratello di lei e Van Helsing, giunto sul posto, cercheranno di salvarla combattendo il mostro con ogni mezzo. Gli adattamenti cinematografici del libro di Stoker sono stati molteplici, per non parlare poi delle opere derivate dedicate alla figura del "re dei vampiri": tra film per il cinema, film televisivi, sceneggiati, parodie, epigoni e varianti di ogni tipo se ne contano oltre 120. Questo della Hammer Film Productions, diretto da Terence Fisher e scritto da Jimmy Sangster, è uno di quelli meglio riusciti, una pietra miliare del genere vampiresco che tutti gli appassionati dovrebbero obbligatoriamente vedere almeno una volta. La Hammer è stata una casa di produzione britannica che, dalla fine degli anni '50 e per almeno due decenni successivi, divenne famosa per i suoi horror, riprendendo e attualizzando (a cominciare dall'uso espressivo del colore) molti classici del genere già portati al cinema dalla americana Universal negli anni '30. In questo caso il punto di riferimento inevitabile è Dracula (1931) di Tod Browning, targato Universal e con Bela Lugosi nei panni del conte vampiro. Questa versione del '58 è il fiore all'occhiello della storia della Hammer, che per l'occasione mise in campo il suo "dream team": Terence Fisher alla regia, Christopher Lee e Peter Cushing (che divennero rapidamente attori iconici del genere) nei panni di Dracula e della sua nemesi Van Helsing. Il film ebbe uno straordinario successo di pubblico, rinverdì l'oscuro mito del vampiro, terrorizzò gli spettatori di mezzo mondo e definì l'iconografia moderna di Dracula (ormai implicitamente accettata da tutti): cominciando dagli aguzzi canini retrattili, alla visione esplicita del sangue (reso incredibilmente impressionante dall'innovativo utilizzo del technicolor), fino all'aspetto del conte nella sua miscela di perversa sensualità erotica e di truce orripilanza. Il Dracula "seduttore", che prima esercita una diabolica malia sessuale sulle donne per attirarle a sè e poi si nutre avidamente del loro sangue, è nato con questo film. Molto si deve ovviamente all'interpretazione leggendaria di Christopher Lee, che non riuscirà mai più a togliersi di dosso, dopo questo film, il mantello e i canini del vampiro, rimanendo per sempre legato nella memoria del pubblico a questo personaggio. Il grande attore londinese interpreterà, quasi inevitabilmente, lo spaventoso protagonista in tutti i 7 seguiti ufficiali di questa pellicola, tutti prodotti dalla Hammer nel periodo tra il 1966 e il 1976. I patiti dell'horror classico sono eternamente divisi sulla difficile scelta del Dracula migliore, tra quello "elegante" di Bela Lugosi e quello "efferato" di Christopher Lee. La scelta è ardua ed ognuno ha il suo punto di vista, ma è indubbio che la caratterizzazione di Lee è quella che ha segnato più profondamente la ritrattistica del vampiro moderno. La pellicola di Terence Fisher si avvale di numerosi pregi: un ritmo dinamico senza tempi morti, una cura dettagliata delle ambientazioni e dei costumi, il definitivo abbandono del vecchio "romanticismo" melodrammatico legato alla figura del barone vampiro (qui mostrato senza indulgenze come un mostro seducente collegato al sangue), la magia scioccante del technicolor (adesso la cosa può apparire ridicola, ma il pubblico dell'epoca rimase profondamente turbato dalla visione abbondante del rosso del sangue), l'efficace "realismo" lugubre di molte scene. Nonostante le molteplici variazioni rispetto al romanzo ispiratore, il film si mantiene estremamente fedele alla sua essenza ed al suo spirito, soprattutto nella forte scelta di mostrare Dracula (per la prima volta al cinema) come feroce predatore sessuale, creando un evidente sottinteso erotico nell'abbandono con cui le sue vittime femminili gli offrono il collo, rendendosi volutamente inermi in una sorta di estasi carnale ai voleri del mostro. La connessione inconscia tra sessualità e vampirismo toccò nel profondo l'immaginazione degli spettatori, solleticando tematiche "proibite" che all'epoca non potevano essere declamate troppo apertamente senza suscitare "scandalo", e questa fu una delle chiavi decisive del grande successo del film. Analogamente l'allusione "peccaminosa" alla complicità che si instaura tra la vittima e il famelico conte viene sottilmente rappresentata, contribuendo ad aumentare la fascinazione "proibita": Dracula incarna l'istinto sessuale ed è collegato alla notte, al mistero, al male; non entra dalla porta ma dalla finestra, come una tentazione strisciante che si vorrebbe tener fuori ma che risulta troppo forte per potergli resistere. E le sue vittime "preferite" sono, non a caso, donne, ovvero figure che, secondo la morale bacchettona della società vittoriana d'epoca, dovrebbero scegliere necessariamente una nevrotica autocensura delle proprie pulsioni carnali. Molti sociologi stabilirono, a posteriori, una netta connessione tra il perbenismo britannico di quegli anni e il successo popolare della pellicola, come prova di inconscia reazione "trasgressiva". Dovrebbe far riflettere il fatto che il Dracula di Christopher Lee rimane in scena per un minutaggio complessivo di appena 9 minuti in totale (su una durata di 82) e, nondimeno, riesce a risultare assoluto protagonista, aumentando i meriti della performance dell'attore. Da menzionare altresì anche la grande prova di Peter Cushing, autoritario e pietoso, senza dubbio il più carismatico Van Helsing apparso sul grande schermo. Della grande "avventura" produttiva della Hammer, che invero sfornò anche numerose opere men che mediocri, ma ebbe l'indubbio merito di sdoganare definitivamente il genere horror in Europa, decretandone un notevole successo commerciale, questo film del '58 di Terence Fisher fu sicuramente il vertice più alto, seguito a ruota da La maschera di Frankenstein (The Curse of Frankenstein, 1957), sempre con il trio Fisher-Lee-Cushing. Tuttavia, al netto dell'importanza storica, va riconosciuto che l'interpretazione di Christopher Lee nei panni della creatura creata dal barone Victor Frankenstein è assai meno convincente rispetto a quella di Dracula.
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