In Egitto una squadra archeologica inglese scopre la tomba della principessa Ananka, che contiene il suo corpo mummificato. Il capo della spedizione, Banning, entra per primo nel sepolcro e inizia a leggere un antico papiro, ignaro dell'antica maledizione che grava sul luogo. Come effetto della parole da lui pronunciate ad alta voce, una seconda mummia nascosta in un interstizio della cripta riprende vita dopo millenni: si tratta del sacerdote Kharis, che aveva amato Ananka con tutto sè stesso e aveva cercato di risvegliarla dopo la sua morte precoce attraverso un oscuro rituale. Per questo motivo era stato condannato, maledetto e sepolto vivo insieme al corpo di lei, per vegliare sul suo sonno eterno. La mummia rediviva brama la sua vendetta e inizia a uccidere tutti i membri della spedizione profanatrice. Dopo la loro fuga in Inghilterra, la mostruosa creatura infernale li segue anche lì, con l'aiuto di un invasato assistente. Questo horror della Hammer è uno dei classici meglio riusciti nell'opulenta filmografia della casa di produzione britannica. Si pone come il remake diretto de La mummia (The Mummy, 1932), prodotto dalla Universal, diretto da Karl Freund e con il grande Boris Karloff sotto le bende della diabolica creatura. Ma, per gli elementi della trama e per la presenza di Kharis in luogo di Imhotep, si ispira maggiormente ai 4 sequel che la Universal realizzò tra il 1940 e il 1944. E' un film elegante ed accurato, splendido nell'impaginazione estetica, nella bellezza delle scenografie e nella caratterizzazione dei personaggi. Si avvale del formidabile "tris d'assi" della Hammer: il regista Terence Fisher e gli attori Peter Cushing e Christopher Lee, rispettivamente nei panni dell'archeologo John Banning e della mummia. Lee riconferma le sue grandi doti di icona del genere horror e la sua caratterizzazione del "mostro" è, come al solito, efficace e spaventosa. Dopo una prima fase un po' verbosa e densa di spiegazioni, l'azione prende le mosse e la seconda parte della pellicola sa regalare brividi, tensione e momenti di grande impatto. Come d'abitudine per la Hammer, il film diede inizio ad una piccola saga dedicata alla mummia, con 3 seguiti realizzati tra il 1964 e il 1971, ma tutti nettamente inferiori rispetto a questo piccolo gioiellino del '59 (anche per l'assenza dell'affidabile trio Fisher-Lee-Cushing). Menzione al merito anche per la fotografia di Jack Asher, le musiche di Franz Reizenstein e le scenografie di Bernard Robinson, che evidenziano quanto fossero artisticamente rifiniti i primi lavori della Hammer.
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