mercoledì 23 marzo 2022

La tela dell'inganno (The Burnt Orange Heresy, 2019) di Giuseppe Capotondi

Un affascinante critico d'arte, James Figueras, si reca insieme alla sua ragazza Berenice, da poco conosciuta durante una delle sue conferenze, in una splendida villa sul lago di Como, residenza abituale di Joseph Cassidy, un ricco collezionista di opere d'arte. Cassidy ha convocato il noto critico per proporgli un affare: lui gli consentirà di intervistare il grande Jerome Debney, leggendario pittore ritiratosi in un volontario esilio da circa 50 anni, in cambio del furto di una tela che Debney custodisce gelosamente, una delle poche scampate ad un incendio che ne ha distrutto gran parte della collezione. Opera seconda di Giuseppe Capotondi, scritta dall'americano Scott B. Smith come adattamento del romanzo "Il quadro eretico" di Charles Willeford. E' un noir in cadenze da thriller ambientato nell'affascinante mondo dell'arte, dei pittori e dei collezionisti, forte di ambientazioni sontuose e di atmosfere glaciali, con l'azione spostata dalla Florida alla Lombardia (Milano, Como) e con un bel cast internazionale che annovera nomi come Donald Sutherland, Claes Bang, Elizabeth Debicki ed il celebre frontman dei Rolling Stones, Mick Jagger. Tra suggestioni hitchcockiane, colpi di scena ad effetto ed un costante senso di minaccioso sospetto che aleggia sui personaggi fin dalle prime scene, questo film sul tema della manipolazione della verità, in cui i quadri rappresentano il simbolo nobile di una purezza astratta da preservare dai filtri retorici che intendono etichettarli, è come un puzzle fatto di incastri progressivi, invero non tutti congrui e non sempre equilibrati, alla ricerca del vero che si nasconde dietro la maschera che ciascuno indossa. Complessivamente risulta più ambizioso ma meno riuscito del lungometraggio di esordio dell'autore, La doppia ora (2009), eppure ha con esso una naturale affinità in termini di stile, tematiche e intenzioni. Il ragionamento contenuto nel sottotesto sullo sguardo che "profana" e corrompe l'armoniosa magia dell'arte e sull'aura che inevitabilmente alimenta il mito di ciò che resta nascosto, è intrigante, ma qui viene portato (specialmente nella parte finale) verso lidi di artificioso estremismo. Orientarsi nel labirinto concettuale tra ciò che è falso, ciò che è vero e ciò che è una copia sarà impresa ardua per lo spettatore, ma anche uno stimolo per immergersi in un universo di matrice allegorica che allude, evidentemente, al contemporaneo sociale. In generale i momenti ironici, in cui il regista prende in giro la vanità, l'avidità o il conformismo modaiolo dei tanti "soloni" che gravitano intorno al mondo dell'arte, funzionano meglio di quelli thriller, in cui il film talvolta indulge in qualche inciampo illogico di troppo. Presentato in anteprima come pellicola di chiusura della 76° edizione del Festival di Venezia, in Italia non è mai stato distribuito nelle sale, ma è uscito direttamente sui canali televisivi di SKY Cinema.

Voto:
voto: 3/5

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