mercoledì 16 marzo 2022

Una famiglia vincente - King Richard (King Richard, 2021) di Reinaldo Marcus Green

Nei primi anni '90, a Compton, degradato ghetto afroamericano all'estrema periferia di Los Angeles, la famiglia Williams (formata dal padre Richard, sua moglie Brandy e 5 splendide figlie femmine di cui due, Venus e Serena, nate dalla coppie e 3 da un precedente matrimonio di Brandy) si adopera febbrilmente per educare al meglio le ragazze, farle crescere in modo sano e tenerle lontane dai molti pericoli del quartiere, rifugio abituale di gang di strada, spacciatori e criminali di ogni genere. Richard, uomo testardo, risoluto e tutto d'un pezzo, che ha sofferto molte vessazioni nella sua vita, è ossessionato dal tennis, che lui è riuscito a praticare solo a infimi livelli, ed ha stilato da anni un rigoroso "piano" di allenamento (da lui trascritto rigorosamente su numerose pagine) per far diventare Venus e Serena future campionesse del tennis. A causa delle ristrettezze economiche familiari l'uomo si adopera, con pittoresco entusiasmo e incrollabile dedizione, per convincere un allenatore prestigioso a fare da insegnante "pro bono" alle sue figlie, scontrandosi con la dura realtà di una società razzista e meschina e di uno sport elitario come il tennis, che è sempre stato ad esclusivo appannaggio dei bianchi di alto rango sociale. Dimostrando una volontà di ferro, una fede assoluta nel suo "piano" e seguito alla lettera, anche nelle sue pedanti bizzarrie, da tutta la sua famiglia, Richard riesce a trovare uno spiraglio, facendo entrare la figlia maggiore, Venus, in un prestigioso club tennistico. Questo sarà solo il primo passo di un incredibile percorso di crescita sportiva, i cui strabilianti esiti supereranno ogni aspettativa. Tranne quelle del sognatore indefesso Richard, che vedrà la realizzazione di quello in cui lui aveva sempre tenacemente creduto. Questo dramma biografico sportivo di Reinaldo Marcus Green è ispirato, con sufficiente realismo e qualche inevitabile deriva romanzata, alla storia vera di Venus e Serena Williams, due leggende del tennis mondiale, nonché le prime donne di colore a raggiungere (e mantenere a lungo) i vertici di questo sport. In particolare la seconda, la sorella minore Serena, cresciuta all'ombra di Venus e sportivamente "sbocciata" qualche anno dopo, viene da molti considerata la più grande tennista di tutti i tempi, o, in ogni caso, una delle prime 3 in assoluto. Nonostante le buone interpretazioni del cast principale (in cui spiccano Will Smith, Saniyya Sidney e soprattutto Aunjanue Ellis nel ruolo della madre) ed un montaggio di vivace agilità che consente di non percepire con pesantezza una lunghezza un po' eccessiva, il film presenta tutti i difetti tipici dei biopic americani: retorica edificante, agiografia monotematica del protagonista, semplificazioni manicheistiche, enfasi sentimentale, semplificazioni volte ad emozionare con ruffianeria la maggioranza del pubblico. Ne vien fuori un ritratto celebrativo a tesi che, più che rivolto al tennis o alle due "reali protagoniste" (Venus e Serena), è accentrato (come da titolo originale) sulla figura carismatica e sui generis del capo famiglia, il "re Richard", padre, "padrone", mentore, allenatore, guida e riferimento delle due talentuose ragazze e del suo intero nucleo familiare. La presenza di Will Smith e delle due vere sorelle Williams in qualità di coproduttori della pellicola, dovrebbe già bastare a capire come tutto sia stato controllato, vidimato e costruito ad arte per raggiungere il suo scopo, ovvero dare a Richard Williams i meriti postumi e il tributo di rito. Will Smith, che da un po' di anni era uscito dal favore dei riflettori di Hollywood, si è cucito addosso un ruolo perfettamente nelle sue corde e la sua notevole interpretazione lo ha posto come favorito principale per la vittoria agli imminenti Oscar 2022 nella categoria di miglior attore (in cui, per adesso, ha ottenuto la sua terza nomination della carriera). Il film, che ha tutti gli ingredienti per conquistare facilmente il pubblico, ha avuto ben 6 candidature agli Academy Awards, tra cui miglior film, migliore sceneggiatura e due agli attori, Will Smith e l'intensa Aunjanue Ellis. Le importanti questioni sociali come il razzismo ed il classismo vengono affrontate in maniera superficiale, badando più alla veemenza di facile presa che alla sottigliezza di sfumature, in perfetto stile delle biografie made in Hollywood. Questa clamorosa vicenda umana di riscatto, di caparbietà, di rigore morale, di disciplina e di talento, ovvero il passaggio da uno squallido ghetto nero al tetto mondiale dello sport, avrebbe sicuramente meritato ben altro spessore ed un approccio più arguto.
 
Voto:
voto: 2,5/5

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