venerdì 16 gennaio 2015

Frankenstein Junior (Young Frankenstein, 1974) di Mel Brooks

Il nipote del celebre Dr. Frankenstein, famoso neurochirurgo, deve confrontarsi quotidianamente con la sinistra fama del nonno, per colpa della quale viene guardato con sospetto dalla gente. Tornato nel tetro castello di famiglia, in Transilvania, a causa di un’eredità, viene contagiato dalla sinistra atmosfera del luogo, in cui tutto sembra ancora parlare della genesi della “creatura”. Dopo aver trovato il laboratorio dove avvenne il celebre esperimento di suo nonno, decide di concedere il bis. Dal “folle” eclettico Mel Brooks, maestro della parodia “demenziale” americana,  arriva questo grande successo commerciale, osannato da critica e pubblico, che costituisce il suo capolavoro e una delle vette indiscusse del genere comico parodistico. Nato da un’idea di Gene Wilder, attore protagonista insieme allo straordinario Martin Feldman, è, innanzi tutto, un accorato omaggio al “Frankenstein” letterario di Mary Shelley, al celebre film omonimo di James Whale del 1931 (di cui ricalca fedelmente lo stile, le atmosfere, le ambientazioni e le scenografie) e, più in generale, agli horror in bianco e nero della Universal degli anni ’30. E’ quindi corretto parlare di parodia nobile, nostalgica, ossequiosa e rispettosa, piuttosto che dissacrante, come era solito fare il regista newyorkese. Alcuni, giustamente, preferiscono parlare di “remake comico” del celebre film di Whale. Scritto benissimo, da Wilder e Brooks, ed egregiamente recitato, contiene un’irresistibile carica comica, che si traduce in una lunga serie di battute fulminanti e di scene esilaranti, che sono entrate nel linguaggio popolare dell’epoca, nell’immaginario collettivo e nell’antologia del genere comedy. Raffinato nell’estetica e travolgente nel ritmo, fu curato in ogni dettaglio dal regista, al punto di utilizzare le stesse musiche dei film d’epoca, gli stessi set di grandi classici del passato e di richiamare, addirittura, l’ottantenne Ken Strickfanden, scenografo del Frankenstein di Whale. E il risultato, straordinario, di tale rigore maniacale è sotto gli occhi di tutti, per questa grande commedia classica senza tempo, che ha saputo ricreare alla perfezione le suggestioni anni ’30 dei pionieri del cinema horror, fondendole con una verve brillante, un’esuberanza visiva ed un’eleganza stilistica che han pochi riscontri analoghi in pellicole di questo tipo. I memorabili sguardi in macchina di Igor/Feldman sono diventati un’icona del genere comico. Da non perdere. 
 
Voto:
voto: 4,5/5

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