martedì 27 gennaio 2015

Ossessione (Ossessione, 1943) di Luchino Visconti

Il vagabondo Gino arriva in un ristoro per viaggiatori nella bassa Padana, dove diventa l’amante di Giovanna, moglie del proprietario Giuseppe Bragana. Tra alti e bassi, rimorsi e ripensamenti, la relazione tra i due è tormentata ma appassionata, fino a quando la donna, che detesta profondamente il marito, convince Gino ad ucciderlo, simulando un incidente stradale. Dopo la morte del Bragana i due amanti clandestini escono allo scoperto e vanno a vivere insieme, ma la gente parla e la polizia sospetta qualcosa. Liberamente ispirato al famoso romanzo “Il postino suona sempre due volte” di James M. Cain, più volte adattato per il grande schermo, questo formidabile esordio di Visconti è un capolavoro del cinema italiano, che ruppe definitivamente con la tradizione dell’epoca, che produceva o film di propaganda del regime fascista o il così detto cinema dei “telefoni bianchi”, costituito da commedie bonarie di stampo edificante. Questa straordinaria opera viscontiana, tra l’altro uscita quando Mussolini era ancora al potere, ebbe un effetto devastante sul cinema italiano perché mostrò, per la prima volta, un genere nuovo, caratterizzato da uno stile asciutto, un intenso realismo espressivo nelle ambientazioni e nelle situazioni, una carnalità audace (le scene di passione fisica tra i due amanti fecero scalpore) ed una tensione narrativa di struggente risalto drammatico. Più che un semplice film trattasi di pietra miliare, opera fondamentale per il rinnovamento del cinema italiano, nella quale la maggior parte dei critici scorge la nascita, inconsapevole, dell’imminente neorealismo, movimento che darà lustro e rilevanza mondiale al nostro cinema. In effetti quest’opera capitale di Visconti, pur non avendo la caratteristica degli attori non professionisti presi dalla strada, presenta molti altri stilemi che saranno tipici del neorealismo ed è indubbio che ne rappresenta il più autorevole precursore. Alla sua uscita la pellicola suscitò scandalo e venne ritirata dalle sale, poi vietata ed infine distrutta dal regime repubblichino di Salò. Ma, per fortuna, il regista riuscì a salvare una copia del negativo, tenendolo nascosto fino alla fine della guerra. Tra i tanti elementi innovativi di questo melodramma torbido vanno segnalati: l’esplicitazione della sensualità maschile, per la prima volta esibita come oggetto di desiderio per una donna, assoluta novità per il cinema italiano. Emblematica, in tal senso, l’entrata in scena di Gino, che arriva nello spaccio ripreso di spalle e il cui volto ci viene mostrato, in primo piano, solo dopo che Giovanna lo ha visto, guardandolo con evidente interesse, quindi filtrato attraverso la prospettiva femminile. Altro elemento assolutamente originale, e scottante, è il latente approccio omosessuale dello spagnolo, un proletario amico del protagonista, che guarda il corpo di Gino seminudo con evidente turbamento sessuale. Questa scena, subito tagliata dalla censura, fu quella che causò al film i guai peggiori. Va ricordato che il grande regista milanese era omosessuale ma, per ovvi motivi, a quei tempi era impossibile palesare una simile tendenza. E come non citare l’uso realistico degli ambienti naturali, ad esempio le celebri sequenze sul delta del Po, il cui risalto stilistico gli dona una valenza espressiva così pregnante da assimilarli ad un vero e proprio protagonista aggiunto. E ancora la crudezza nell’esposizione dei sentimenti, quasi imbarazzante per la sua modernità, e da cui traspare chiaramente la formazione francese del giovane Visconti, avvenuta alla “corte” di Renoir. Tra le scene memorabili della pellicola ne segnaliamo una introspettiva di grande spessore tragico: Gino e Giovanna che camminano, vicini ma scuri in volto, sulla riva del Po, con le loro espressioni che ne simboleggiano il rimorso e il tormento interiore. Nel cast brillano i due amanti protagonisti, Massimo Girotti e Clara Calamai, nel ruolo che doveva essere di Anna Magnani, costretta però a rifiutare per una gravidanza in corso.

Voto:
voto: 5/5

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