venerdì 30 gennaio 2015

La leggenda del santo bevitore (La leggenda del santo bevitore, 1988) di Ermanno Olmi

Andreas Kartak, minatore alcolizzato cacciato dal suo paese, la Slesia, per un omicidio involontario, vive come senza tetto sotto i ponti della Senna, a Parigi. Un giorno un signore distinto gli offre 200 franchi che Andreas dovrà restituire, in offerta, alla statua di Santa Teresa di Lisieux nella chiesa di Batignolles, per saldare un vecchio debito dell’uomo misterioso. Da quel giorno la sua vita cambia ma una serie di incontri “miracolosi” sembra impedirgli di portare a termine l’impegno preso con il benefattore. Dall’omonimo racconto autobiografico di Joseph Roth, Olmi ha tratto un film vibrante, accorato, appassionato, sull’esperienza drammatica di un uomo perduto che, toccato dalla Grazia, riesce a ritrovare un motivo per vivere, raggiungendo, infine, la catarsi. Costruita sull’ottima interpretazione di un intenso Rutger Hauer, è un’opera sussurrata, emozionante, che esalta uno dei temi ricorrenti del regista bergamasco, la solitudine umana di fronte alla natura, permeandola di un potente misticismo che vira nell’epica esistenziale, quella del riscatto salvifico di un reietto della società, passando dalla disperazione all’estasi spirituale. Le ambientazioni parigine “sospese”, ovvero ambigue nella collocazione temporale, sono di grande fascino ed ammantano la storia di struggente malinconia, ben incorniciata dalla sontuosa impaginazione estetica. Una certa ridondanza narrativa e qualche eccesso di compiacimento nella beatificazione del personaggio principale, rendono il film imperfetto, sebbene il riscatto sia garantito dall’altezza poetica delle scene più ispirate. Fu premiato, non senza polemiche, con il Leone d’Oro al Festival del Cinema di Venezia del 1988.


Voto:
voto: 4/5

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