venerdì 9 gennaio 2015

La recita (O thiasos, 1975) di Theodoros Angelopoulos

Quattordici anni di storia greca, dal 1939 al 1952, con al centro lo scoppio della seconda guerra mondiale, raccontati attraverso le avventure di un gruppo di attori itineranti che portano in giro per la Grecia un dramma erotico, “Golfo la pastorella”, che ricorda lo shakespeariano “Giulietta e Romeo”. Tra arte e vita, che si incontrano e si confondono, assistiamo alla caduta del dittatore Metaxas, all’invasione italiana ed a quella nazista, fino alla sanguinosa guerra civile. Capolavoro assoluto di Angelopoulos, che realizza, con quest’opera colossale, lunga (3 ore e 40 minuti) ed intensa, il suo ambizioso disegno di trasporre, attraverso il dramma storico, l’anima ellenica in forma artistica sul grande schermo, tra modernità e classicismo. Strutturato in ellissi temporali di ipnotica suggestione e con una regia magistrale, che fa un uso fortemente espressivo del piano sequenza, racconta, in forma finemente metaforica, gli eventi ed i personaggi salienti della storia greca di un periodo tanto doloroso quanto cruciale, che ha profondamente segnato l’infanzia dell’autore. Le numerose canzoni presenti, quelle recitate dalla compagnia teatrale nel suo continuo peregrinare, sono fortemente integrate nel tessuto narrativo perché non accompagnano la vicenda storica ma, genialmente, la raccontano, svelandola attraverso fervide metafore. La sovrapposizione tra arte, mito, vita e storia prosegue poi quando gli attori mettono in scena una riproposizione dell’Orestea di Eschilo in chiave moderna, ed alcuni membri del gruppo vivono vicende, tragiche, del tutto simili a quelle recitate. L’esposizione dilatata dei luoghi, gli scenari naturali della Grecia che ci appaiono sempre autentici e mai “da cartolina”, avviene, sistematicamente, negli stacchi tra le diverse sequenze, in modo da assumere la valenza arcana di un patos rituale, che sancisce, con solenne mestizia, l’immutabile indifferenza del tempo, e dello spazio, di fronte alle sciagure umane. Originale, ambizioso, lucido, profondo, unanimemente acclamato dai critici di tutto il mondo, è un sontuoso manifesto artistico, degno di rappresentare un Maestro di cinema, Angelopoulos, ed una nazione, la Grecia. Ha profondamente influenzato, negli anni successivi, la cultura cinematografica balcanica, da Emir Kusturica a Bèla Tarr. E’, probabilmente, l’ultimo film storico-politico di cotanta grandezza artistica e viscerale commistione con le radici spirituali di un popolo, al punto da poter essere considerato un’opera totalizzante e definitiva. Fu girato nel 1974, quando il paese ellenico era ancora sotto la “dittatura dei colonnelli” e, per questo, potè uscire nelle sale solo l’anno dopo, alla fine del dispotico regime.

Voto:
voto: 5/5

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