mercoledì 28 gennaio 2015

Scarface - Lo sfregiato (Scarface, 1932) di Howard Hawks, Richard Rosson

Nella Chicago degli anni ’30, durante il proibizionismo, la gang criminali si contendono, a colpi di mitra, il business dello spaccio clandestino di alcolici. Lo spietato Tony Camonte sbaraglia la concorrenza, uccide tutti i suoi oppositori ed arriva ai vertici del crimine organizzato della città nordamericana. Con lui c’è il fido Rinaldo, braccio destro e amico, ma il rapporto morboso tra Tony e sua sorella Cesca, di cui è follemente geloso, li porterà alla rovina. Quando Tony scopre che Rinaldo ha sposato la ragazza, lo uccide, accecato da insana gelosia. La polizia userà questo delitto per incastrarlo e Camonte cadrà, insieme alla sorella, sotto i colpi d’arma da fuoco degli agenti. Eccezionale ritratto in nero di un boss del crimine, chiaramente ispirato alle nefande gesta del giovane Al Capone, messo in scena da Hawks con grande forza espressiva, estrema violenza visuale e solenne senso tragico nella sua parabola di ascesa e caduta. Il personaggio di Camonte, sanguinario, freddo, amorale, brutale è un “eroe” negativo dedito al male, ma non privo di fascino oscuro, la qual cosa sconvolse i critici e l’opinione pubblica del tempo. Per porre rimedio alla tragica teatralità del gangster, che poteva indurre alcuni a pensare che se ne stesse tracciando un’agiografia, la produzione impose al regista di inserire un inserto moralista in apertura. In ogni caso l’estrema efferatezza di molto scene ed il tono crudo della pellicola l’hanno resa memorabile e fondante: il primo vero gangster movie, l’iniziatore di un genere fortunato, abusato e ricco di capolavori negli anni a venire. Al di là dei meriti storici, il film è esteticamente magnifico, con la splendida fotografia in bianco e nero espressionista che dona un superbo risalto alle notti violente di Chicago, e che ne rappresenta il motivo di maggior fascinazione. Formidabile il prologo, in piano sequenza, con l’ombra di Camonte che appare proiettata sul muro, evidente omaggio al Nosferatu di Murnau. Un’altra invenzione stilistica interessante è la comparsa di un segnale in codice, una X, ogni volta che Tony commette un omicidio. La X è la forma della cicatrice che il protagonista ha sulla guancia, da cui il soprannome di “sfregiato”, e questo marchio, autentico presagio di morte, ci appare in varie forme sullo schermo, come gioco di ombre, effetti di luce o elementi scenografici, per annunciare un delitto imminente per mano del boss. La grandezza della pellicola è stata ampiamente riconosciuta nei decenni successivi, quando la giusta maturità critica ha consentito di coglierne pienamente gli intenti “nascosti” di critica sociale e denuncia civile, come apologia del lato oscuro del Sogno americano e condanna del “Volstead Act”, la legge che promulgò il proibizionismo negli Stati Uniti a partire dal 1919, che non impedì affatto il consumo di alcolici, autentica piaga sociale per il paese,  anzi lo incrementò per vie illegali, consentendo così al crimine organizzato di edificarci un impero del male. Il film ha avuto un celebre remake diretto da Brian De Palma e di pari grandezza, che ne esaspera ulteriormente la violenza, la teatralità ed il senso tragico.

Voto:
voto: 4,5/5

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