domenica 25 gennaio 2015

Solaris (Солярис, 1972) di Andrej Tarkovskij

Una stazione spaziale orbitante è stata costruita per studiare il misterioso pianeta Solaris, ricoperto da una massa gelatinosa, detta “oceano”, che sembra avere uno strano potere sulla mente umana. Lo psicologo Kris Kelvin deve partire alla volta del pianeta perché ai tre scienziati abitanti della stazione stanno accadendo strani fenomeni. Una volta giunto qui scopre che Solaris ha il potere di materializzare i ricordi sepolti nella memoria di coloro che si trovano nella sua sfera d’influenza, rendendoli “reali”. Lo stesso Kelvin cadrà vittima della malia del pianeta, ritrovandosi accanto l’amata moglie Hari, morta suicida anni prima. Capolavoro fantascientifico di Tarkovskij, tratto dal romanzo omonimo di Stanislaw Lem, che, alla sua uscita, venne propagandato come la risposta sovietica all’americano 2001: Odissea nello Spazio, in puro stile guerra fredda. Opera filosofica, metafisica, ermetica, densa di suggestioni ipnotiche di oscura fascinazione, procede lenta, ma inesorabile, nel suo incedere ammaliante ed inquietante, esattamente come il potere del pianeta in essa descritto. Proprio come la vita pone molte domande, alcune delle quali assolute, esistenziali, e, proprio come la vita, non fornisce risposte. La sua altezza intellettuale è indubbia, così come il suo fascino sinistro, di potente sospensione simbolica, che traccia un ardito parallelo tra le profondità inconoscibili dello spazio profondo e quelle, altrettanto enigmatiche, dell’inconscio umano. Il viaggio di Kelvin, e quello dell’uomo, viene, quindi, inteso a due livelli: un viaggio fisico, verso il pianeta, ed uno interiore, verso i suoi desideri e le sue paure più intime, di cui quest’opera magistrale si fa metafora analitica. Chi ci ha visto un’allegoria della solitudine umana nel suo doloroso percorso esistenziale, forse ne ha ridotto la portata filosofica, ma, di certo, ne ha colto il cuore pulsante. Interessantissima la disamina svolta dal regista sul valore delle immagini nel processo cognitivo, sui limiti del razionalismo, sul relativismo dei sensi: i “sogni” indotti dall’oceano di Solaris sono reali o avvengono nella nostra mente ? o sono reali proprio perché avvengono nella nostra mente ? E perché cercare di esplorare mondi lontani nello spazio profondo se non si riesce nemmeno ad esplorare degnamente il proprio universo interiore ? L’assenza di risposte, inevitabile, diventa ancora più solenne e definitiva delle stesse domande. Solaris appartiene, indubbiamente, a quella fantascienza “mentale”, alta, colta, che vanta pochissimi rappresentanti di pari spessore tematico, valore artistico e densità concettuale. In Italia arrivò, due anni dopo, nel ’74, con pesanti tagli che, per intenti commerciali, eliminarono in toto i primi 40 minuti di pellicola, giudicati “lenti” e “inutili” rispetto alla parte fantascientifica della storia. Anche la scelta del doppiaggio, curato da Dacia Marini, fu discutibile, con l’utilizzo di voci dialettali in stile contadino (il regista poeta Pier Paolo Pasolini prestò la voce al padre di Kelvin, usando una forte accentazione friulana), allo scopo di ridurre il gap intellettuale tra il film ed il pubblico. Tarkovskij s’indignò enormemente e pretese che il suo nome fosse cancellato dalle locandine italiane. Questa pessima versione ha circolato impunemente nel nostro paese fino al 2002, quando è uscita l’edizione integrale in dvd con le immagini restaurate e l’audio originale russo, sottotitolato in italiano, per i 40 minuti del prologo che erano stati rimossi. La pellicola fu premiata al Festival di Cannes del 1972 con il Gran Premio Speciale della Giuria ed ha avuto un esile remake hollywoodiano nel 2004, diretto da Steven Soderbergh, con George Clooney protagonista.

Voto:
voto: 4,5/5

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