martedì 27 gennaio 2015

Tutta la vita davanti (Tutta la vita davanti, 2008) di Paolo Virzì

La giovane Marta, siciliana neo laureata cum laude e trapiantata a Roma in cerca di lavoro, fa tutta la mesta trafila dei giovani aspiranti ad un impiego (invio del curriculum, colloquio, fino all’ipocrita “le faremo sapere”), prima di trovare un lavoro precario presso il call center della Multiple, azienda rampante che vende porta a porta un “miracoloso” congegno per la depurazione dell’acqua. Costretta a rinunciare ai suoi sogni accademici e letterari, ovvero gli studi che ha faticosamente terminato, barattandoli con le dure esigenze del vivere quotidiano fuori sede in una grande metropoli come Roma, Marta si adatta all’impiego non proprio gratificante, aiutata dall’esplosiva Sonia, ragazza madre svampita ed instabile, che la sceglie come baby sitter per la figlia perennemente sola. Ma il call center, guidato dalla perfida Daniela, che impone disumane regole di competizione, accompagnandole con un grottesco rituale quotidiano a base di canzoni e balli di gruppo per salutare la giornata, sms motivanti e slogan sciovinisti, si rivela presto una chimera incantatrice. Se infatti, da un lato, l’abile Marta riesce a conseguire risultanti eccellenti, scalando la crudele graduatoria di merito della cinica Daniela, dall’altro emergeranno una serie di lati oscuri, truffe, imbrogli e scorciatoie illegali sul conto della fantomatica Multiple. Splendida commedia grottesca di Virzì, che si muove abilmente sulla scia, da tempo abbandonata, della grande tradizione della Commedia all’Italiana, quella di Sordi, di Tognazzi e di Gassman, che, sotto forma di cinica satira di costume, intende denunciare, ridicolizzandoli, i vizi, i malcostumi e le manie dell’italiano medio. Memore di questa grande tradizione artistica, il regista livornese realizza un film brioso, pungente, esuberante, corredato da sapienti inserti surreali che virano nel visionario: il balletto del prologo, l’avveniristica periferia romana che sa di fantascienza distopica, l’assurdo mondo del call center, a metà tra un reality show ed un villaggio vacanze. Con efficaci distorsioni, spesso al limite del caricaturale, sotto la lente del grottesco, utilizzato per rileggere criticamente la triste realtà sociale contemporanea, l’autore mette sotto accusa il diabolico meccanismo della “new economy”, la sua dorata volgarità basata su evanescenti promesse di facili guadagni, che ha prodotto un esercito di giovani disperati senza futuro: i giovani neolaureati che alimentano le file di un umiliante precariato, sfruttati, vilipesi e costretti a dimenticare le proprie ambizioni, consolati dall’unica, beffarda, prospettiva di avere “tutta la vita davanti”. L’atto d’accusa di Virzì, sferzante ed amaro, non rinuncia comunque a momenti divertenti, situazioni esilaranti, in questa nera "favola" metropolitana che procede, tra disincanto e derisione, sul binario del tragicomico, avvalendosi di personaggi notevoli, adorabili o detestabili, attraverso cui Virzì ci presenta un’istantanea volutamente sopra le righe, crudele, sarcastica, ma lucida, dell’Italia di oggi. Nel cast spiccano le interpreti femminili, tutte giuste per il rispettivo ruolo: Isabella Ragonese, Sabrina Ferilli e, soprattutto, un’intensa, nevrotica, vulnerabile e sensuale Micaela Ramazzotti, che ci regala anche una generosa scena di nudo integrale, assai difficile da dimenticare. La domanda nasce spontanea: ma perché in Italia non si riescono più a fare commedie caustiche e intelligenti di questo tipo ? Dove mai ne hanno sepolto lo stampo ?

Voto:
voto: 4/5

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