domenica 4 gennaio 2015

Changeling (Changeling, 2008) di Clint Eastwood

Los Angeles, anni ’20: Christine Collins è una giovane ragazza madre emancipata, che lavora come centralinista per crescere suo figlio Walter, di nove anni. Un giorno il piccolo, lasciato solo in casa dalla madre, scompare nel nulla e, dopo cinque mesi di ricerche, la subdola polizia locale, coinvolta in continui scandali e corruzioni, consegna alla donna un bambino che afferma di essere Walter ma che, in realtà, non è lui. Di fronte all’atteggiamento pugnace di Christine, che afferma con decisione che il bimbo ritrovato non è suo figlio, le autorità, che hanno fretta di chiudere il caso per calmare l’opinione pubblica, accusano la donna di infermità mentale e la rinchiudono in un manicomio. Tratto da una storia vera e diretto con mestiere dall’esperto Eastwood, è un intenso dramma di denuncia sociale che vira nel noir e che ricostruisce con ammirevole dovizia di particolari ed impeccabile allestimento scenico la California della Grande Depressione e tutto il suo sottobosco di soprusi e connivenze. Senza mai alzare la voce ma con estremo rigore, classe sopraffina e pungente capacità analitica, il grande regista di San Francisco ci consegna un’altra perla eccellente della sua filmografia che affronta con stile asciutto tanti temi scottanti: le ingiustizie del potere ai danni dei cittadini più deboli, la dura lotta per l’emancipazione femminile, la corruzione come lato oscuro di ogni democrazia, il dilemma morale sulla legittimità della pena di morte, l’innocenza impunemente rubata ai bambini dal male del mondo. Evitando accuratamente le trappole della retorica, del moralismo e del pietismo, Eastwood traccia un ritratto realistico, brutale e toccante dell’America di quegli anni, con almeno due scene madri che sarà difficile cancellare dalla memoria ed una lunga parte finale da vivere tutta d’un fiato, con colpi di scena drammatici, momenti di reale commozione e persino qualche incursione nell’horror. Ancora una volta la sua capacità di fare cinema classico in epoca moderna e la sua innata bravura nella direzione degli attori lasciano ammirati e non possono che strappare applausi. Tra documento, denuncia, romanzo, critica sociale e sentimenti, il film coglie nel segno, senza mai dimenticare le sfumature di contorno, ed il vecchio leone Clint esce di nuovo vincitore, riconfermandosi come uno dei migliori registi americani degli ultimi decenni. Una menzione di lode va altresì fatta alla splendida fotografia desaturata, che rimanda all’atmosfera di quegli anni, alla notevole interpretazione di un’intensa Angelina Jolie, al montaggio altamente espressivo e alle struggenti musiche dello stesso Eastwood.

Voto:
voto: 4,5/5

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