domenica 4 gennaio 2015

Cuore selvaggio (Wild at Heart, 1990) di David Lynch

Sailor e Lula sono giovani, belli, pazzi e innamorati. I due amanti sono in fuga verso la California dopo che lui ha ucciso un sicario, per legittima difesa, ma vengono inseguiti da un detective privato. L’incontro con un trucido gangster in Texas li coinvolgerà in una rapina, perché Lula è incinta ed i soldi scarseggiano. Tratto dal romanzo omonimo di Barry Gifford, è una rutilante rapsodia di generi, in forma grottesca, di satirico intendimento, che coniuga con ammirevole tenuta stilistica il noir, il road movie, il melodramma, sconfinando per il fumetto, le soap opera e la favola nera. Tra personaggi eccessivi, situazioni surreali e violenza paradossale, Lynch confeziona una maestosa satira straniante al vetriolo che gioca abilmente con i generi, attraversandoli, destrutturandoli, distruggendoli ed infine sublimandoli in una dimensione di trasgressioni pulp che stinge nel fantastico, posta al confine tra follia e genio. Chi ci ha visto solo la prima (la follia) ha detestato il film, giudicandolo come un caotico melange di suggestioni truci. Chi invece, come il sottoscritto, ne ha colto soprattutto il secondo (il genio) lo reputa come una delle opere più autorevoli, trasgressive e d’avanguardia degli anni ’90, da cui la personalità eclettica ed anticonformista del regista riluce fulgida come un marchio a fuoco sul cinema americano. Nel cast eccellente citiamo i protagonisti, Nicolas Cage e Laura Dern, e poi la bravissima Diane Ladd, candidata all’Oscar per questa interpretazione, Willem Dafoe, Harry Dean Stanton, Sheryl Lee, Pruitt Taylor Vince, Sherilyn Fenn ed un gustoso cameo della “fedelissima” Isabella Rossellini, imbruttita a puntino per l’occasione. Fu premiato con la Palma d’Oro al Festival di Cannes 1990 per espressa volontà del presidente di giuria, Bernardo Bertolucci, che ne colse la fine dimensione sarcastica, l’audacia espressiva e l’alto spessore surreale, rimanendone folgorato. Come dargli torto?

Voto:
voto: 4,5/5

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