domenica 4 gennaio 2015

Eraserhead - La mente che cancella (Eraserhead, 1977) di David Lynch

Henry è un giovanotto impacciato che vive in una strana città, tetra e fumosa, e scopre che la sua ragazza, Mary, che soffre di epilessia, aspetta un figlio da lui. Mary darà alla luce un essere deforme, un feto che ricorda in parte un rettile e in parte un coniglio, che poi abbandonerà lasciando Henry da solo con il mostruoso nascituro ed una serie di incubi agghiaccianti che attanagliano la sua mente e si confondono con la realtà. Il primo lungometraggio di David Lynch è un’opera seminale e, a suo modo, capitale perché contiene già tutti gli elementi che poi renderanno famoso il grande Maestro del Montana. Film di culto e pietra miliare della cinematografia underground, è, probabilmente, il più famoso ed il migliore esponente della filmografia “weird”. La sua lavorazione fu lunga e travagliata e si protrasse, in modo non continuativo, per quasi cinque anni a causa di problemi produttivi e finanziari. Impaginato in un bianco e nero magnifico che guarda al cinema espressionista, è un horror allucinato di forte valenza simbolica e di maestosa suggestione, che utilizza immagini e situazioni disturbanti per immergerci in mondo d’incubo, un viaggio astratto nell’inconscio che genera mostri. Probabilmente influenzato dal manifesto storico del surrealismo di Buñuel (Un Chien Andalou), lo rinvigorisce con nuova potenza onirica e rinnovato estro figurativo che può risultare ostico, sgradevole, incomprensibile ma di cui non si può negare il genio visionario. Molti si sono a lungo interrogati sul significato recondito dell’opera: chi ci ha visto una metafora orripilante della fecondazione, chi una patologica ossessione sulla paternità,  come fattore limitante della propria libertà espressiva e chi, invece, una paura compulsiva della sterilità. Lynch, che ha  sempre negato ogni riferimento intenzionale a Buñuel, non si è mai espresso in merito ma si è limitato a definire la pellicola come "un sogno di cose oscure e inquietanti", preferendo che fosse il singolo spettatore ad interpretarlo in base alla sua capacità emotiva e percettiva. Va anche detto che il film possiede una struttura abbastanza “lineare” e non scardina mai completamente il rapporto di empatia con lo spettatore, garantendo, quindi, un margine di fruibilità tollerabile anche per un pubblico mainstream. Al di là di ogni disquisizione o gusto personale, quello che è certo è che raramente si è assistito ad un esordio cinematografico tanto potente, tanto straordinario e tanto inquietante.  Secondo la leggenda questa era una delle pellicole preferite di Stanley Kubrick che il grande regista mostrava agli attori sul set di Shining per calarli nella giusta atmosfera horror. Lynch non ha mai voluto svelare come ha ottenuto il realistico effetto del bambino mutante; quello che è certo è che il risultato è orripilante, oggi come allora.

Voto:
voto: 4,5/5

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