mercoledì 21 gennaio 2015

Lontano dal paradiso (Far from Heaven, 2002) di Todd Haynes

Hartford, Connecticut, 1957: i Whitaker sono una famiglia benestante, invidiata e dall’apparenza impeccabile, composta dal marito Frank (Dennis Quaid), capo di un’azienda che vende televisori, dalla moglie Cathy (Julianne Moore), casalinga irreprensibile, e due splendidi figli, David e Janice. Ma, un giorno, tutto cambia quando Cathy scopre, casualmente, che il marito è bisessuale e intrattiene rapporti occasionali con uomini conosciuti in locali poco raccomandabili. Sconvolta e disgustata, sceglie di salvare le apparenze familiari, ma si lega in un’amicizia profonda, che ben presto assumerà i connotati di un amore platonico, con il giardiniere di colore. Dovrà subire gli strali della comunità intera, invidiosa, bigotta e razzista, che non aspettava altro che poter spargere fango sui Whitaker. Fiammeggiante melodramma di assoluta bellezza, pregevole eleganza, sontuosa impaginazione estetica e rigorosa ricostruzione ambientale che, rievocando con passione e nostalgia stili ed atmosfere dell’epoca, omaggia il cinema americano degli anni ’50, in particolare le commedie romantiche di Douglas Sirk. Il meschino conformismo di una società dedita ai convenevoli leziosi, al bisbiglio furtivo, al pettegolezzo vigliacco, ci rimanda un’inquietante retrospettiva di quel mondo lontano, idealizzato dal ricordo nostalgico e, solo apparentemente, ingenuo. E l’evidente disagio che ne deriva, che è lo stesso provato dalla splendida protagonista, stride apertamente con l’entusiasmante bellezza formale dell’opera, in un ossimoro di fervida suggestione. Candidato a 4 premi Oscar non ne vinse nessuno, ma la bravissima Julianne Moore, che qui ci delizia con una performance misurata ma che lascia trasparire, dallo sguardo, tutto un mondo di passione che cova sotto la cenere, fu giustamente premiata con la Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile al Festival del Cinema di Venezia. I cromatismi enfatizzati della fotografia di Ed Lachman, che esaltano sia le emozioni trattenute del personaggio di Cathy sia la bellezza mozzafiato dei colori autunnali del Connecticut, sono un autentico capolavoro stilistico. La struggente colonna sonora del film fu l’ultima composizione del grande Elmer Bernstein.

Voto:
voto: 4,5/5

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