venerdì 16 gennaio 2015

Il porto delle nebbie (Le Quai des brumes, 1938) di Marcel Carné

Jean è un disertore dell’esercito coloniale francese che sbarca a Le Havre, in attesa di lasciare il paese. In un bar del porto incontra la bella Nelly, ragazza fragile in balia di un losco tutore, Zabel, che lei sospetta essere l’assassino del suo fidanzato. L’attrazione tra i due è irresistibile e Jean, che sogna di fuggire in Venezuela con Nelly per rifarsi una vita, si offre per uccidere Zabel e liberare la ragazza. Finale tragico. Memorabile film nero di Marcel Carné, tratto dal romanzo omonimo di Pierre Mac Orlan, adattato per il cinema da Jacques Prévert, autore della sceneggiatura. E’ stato uno dei primi, e dei più importanti, noir francesi, che ha sicuramente influenzato, dal punto di vista estetico, l’imminente e più famoso noir americano degli anni ’40. Interamente costruito sulle atmosfere rarefatte di ammaliante suggestione, è una mesta sinfonia antirealistica di sapiente costruzione intellettuale e possente apparato simbolico, che mira al poetico, innescando il tragico. L’intero impianto scenografico dell’opera, che evoca un mondo immobile e sospeso, in attesa di eventi ineluttabili, è una gigantesca allegoria di qualcosa: la nebbia, protagonista assoluta nella sua connotazione sinistra e opprimente, rappresenta il destino in agguato, il pericolo incombente, che confonde le azioni dei personaggi con la sua “presenza” impalpabile ma costante, una spada di Damocle sull’animo umano. I luoghi degradati, le case fatiscenti, il lezzo, quasi palpabile visivamente, esalato dalle strade umide, i volti scavati e sofferti, i locali disadorni, gli abiti modesti, sono la metafora dell’assenza totale di speranza, dell’assoluta inutilità degli intenti umani di fronte al fato, giudice supremo. Persino gli elementi di contorno assumono un senso simbolico, come il souvenir maneggiato a lungo da Jean, contenente un battello in miniatura (il suo sogno di fuga in Venezuela che naufragherà) o l’aspetto androgino di Nelly, che rappresenta l’ambiguità delle relazioni, che da miraggio di libertà possono tramutarsi in trappola di disperazione. Conturbante, aspro, passionale e disperato, è un capolavoro di assoluta perfezione formale che svelò al mondo il talento purissimo del regista, che, da lì a poco, avrebbe realizzato i suoi massimi capolavori: Alba tragica e Amanti perduti. E’ un grande classico del cinema francese con una grande coppia di attori: Jean Gabin e Michèle Morgan.

Voto:
voto: 4,5/5

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