Ispirandosi al drammatico caso di Eluana Englaro, salito prepotentemente
e dolorosamente alla ribalta delle cronache nazionali, Marco Bellocchio
ricostruisce gli ultimi giorni di vita di una ragazza in coma
irreversibile usando punti di vista differenti: quello di una madre
distrutta dal dolore, che abbandona tutta la sua vita per dedicarsi alla
figlia, quello di un medico che cerca in ogni modo di salvare una
giovane donna dal tunnel della droga e quello di un'attivista cattolica
impegnata nella protesta per il caso Englaro. Con una messa in scena
cupa e rigorosa, Bellocchio confeziona un film coraggioso, aspro,
tagliente, provocatorio. Il regista emiliano fa un cinema duro e puro,
che sa ergersi bene al di là di una posizione idelogica di natura morale
o politica, mescolando abilmente finzione e realtà, simbologia e
denuncia sociale. Non mancano i momenti visionari, come la magnifica
sequenza della sauna in cui l'ostico dilemma alla base dell'opera viene
spostato dal piano morale a quello politico, attraverso il confronto di
figure archetipe. Notevole tutto il cast (Maya Sansa, Toni Servillo,
Isabelle Huppert, Alba Rohrwacher), al servizio di una storia di
denuncia di grande spessore, come pochi sanno fare oggi in Italia.
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