mercoledì 30 settembre 2015

Compagni di Scuola (Compagni di Scuola, 1988) di Carlo Verdone

Commedia corale dal tono agrodolce, che sotto la patina comica cela un retrogusto acre, tendente al malinconico e non privo di elementi di caustica critica di costume. Negli anni '80 Verdone è stato, insieme a pochi altri come Troisi, Benigni e Nuti, l'erede naturale e più autorevole della grande tradizione della Commedia all'Italiana, che ha dato lustro al nostro cinema negli anni '50, '60 e '70. Con il suo sguardo tipicamente bonario, ma non ingenuo, l'autore romano ha sempre saputo cogliere lo spirito dei tempi, gli umori sociali, le tendenze popolari e le ha rappresentate con rinnovata forza caricaturale attraverso una galleria di personaggi irresistibili ed emblematici, omaggiando spesso, con raffinata riverenza, il suo indubbio maestro, Alberto Sordi, vate e mentore "honoris causa" di tutti i comici capitolini. In questo film, indicato da molti critici come la sua opera migliore, l'autore alza il tiro, abbandona la tipica struttura composita "a personaggi" e cerca di fare una sua versione del "Grande freddo" all'italiana, con evidenti ambizioni, riuscite solo in parte, di affresco generazionale che intende tracciare un bilancio, evidentemente in perdita, di uno spaccato sociale del "belpaese". Rispetto al celebre film di Kasdan, Verdone ne baratta il cinico disincanto con una vena nostalgica più sottile e sfumata, trasformando i momenti della riunione tra ex compagni di scuola, non solo in un rendiconto esistenziale ma in un lucido apologo dei malcostumi italiani che trova il suo tripudio nel finale profondamente amaro, caso quasi unico, a questi livelli, nel cinema del regista romano. Quello che però manca è la capacità di rendere il discorso omogeneo e di sapersi elevare al di sopra di un pittoresco libello che, tra momenti trash, personaggi macchiettistici e trovate divertenti, non va mai oltre la dimensione parziale della meschina "italietta", popolata da simpatiche canaglie e subdoli affabulatori. Pur meritando ampiamente la visione, reputo quest'opera, nell'ambito della filmografia di Carlo Verdone, sicuramente inferiore al "nevrotico" Maledetto il giorno che t'ho incontrato, ennesima ma riuscita declinazione della "battaglia" tra i sessi, ed al frizzante Borotalco, che è l'apice goliardico dell'irresistibile cialtroneria "verdoniana", costruito su dei personaggi a loro modo memorabili.

Voto:
voto: 3/5

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