mercoledì 30 settembre 2015

Il diavolo veste Prada (The Devil Wears Prada, 2006) di David Frankel

La giovane neolaureata Andy Sachs sbarca a New York carica di sogni e di aspettative, ma si scontra presto con la difficoltà di trovare un lavoro confacente alle sue aspirazioni di giornalista. Diventa l'assistente factotum di Miranda Priestley, tirannica direttrice della rivista di moda "Runway" ed entra in contatto con un mondo patinato di lustrini e regole ferree che in un primo momento la sconvolge. Ma dopo l'impasse iniziale la ragazza dimostra di essere nata per questa vita e diventa un modello di efficienza e tempestività, iniziando a trascurare tutto quello in cui credeva prima (amore compreso) per la carriera. Ma è rimasto ancora qualcosa della vecchia Andy o la donna ha realmente venduto l'anima al "diavolo" ? Gradevole commedia sul mondo della moda: una rutilante fiera delle vanità, un microcosmo apparentemente fatto di lustrini ma fondato sull'effimero e governato da regole spietate, ciniche, disumane. La formula è molto semplice: tanto glamour, tanta patina, il resto sono meri stereotipi che nulla aggiungono alla conoscenza di quest'universo che è "magico" soltanto in superficie. Il finale buonista e moraleggiante sancisce definitivamente il suo status da intrattenimento "commerciale", però le interpreti sono molto brave, specialmente la Streep che titaneggia da par suo nel ruolo di una "cattiva" di grande spessore e non priva di sfumature interessanti. Frankel ha nel suo background Sex and the City e si vede, ma di certo ci voleva ben altro regista per un'opera più sottile e tagliente. Ma, probabilmente, l'intento della produzione non era questo ma esattamente ciò che abbiamo sotto gli occhi: un prodotto semplice, ammiccante, egregiamente confenzionato, capace di garantire un buon intrattenimento per il pubblico "mainstream".

Voto:
voto: 3/5

Nessun commento:

Posta un commento