007 è in missione a Bratislava per favorire la fuga di un generale russo, da cui apprende il nome della persona a capo di un'operazione segreta volta ad eliminare tutte le spie: il generale Leonid Pushkin. Insieme alla bella violoncellista Kara Milovy, Bond parte per Tangeri alla ricerca di Pushkin. Con il pessimo “Bersaglio mobile” del 1985 si è chiusa l’era di Roger
Moore, invero mai giunto ai fasti del celebre e ingombrante predecessore
Sean Connery, e si inaugura un nuovo corso con un nuovo protagonista:
il gallese Timothy Dalton, dal fascino duro e deciso. Ma nonostante una
trama ben congegnata, ricca di azione e di trovate spettacolari, il
nuovo Bond non buca mai davvero lo schermo e la mitologia del
personaggio ne risente. L’antica magia sembra spenta, il gradimento è in
calo, ci si comincia a interrogare sull’effettiva attualità del celebre
agente segreto del MI6 e sul futuro di 007 dopo quasi 25 anni dal primo
mirabolante episodio. Questo film segnò la dodicesima e ultima collaborazione del leggendario compositore britannico John Barry alla saga di James Bond.
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