Nella Roma degli anni '20 il goffo trentenne Nello viene mandato a
Bologna dal padre, nella speranza che possa finalmente trovare una
compagna, garantendo così la discendenza familiare. L'incontro con una
ragazza cieca, bellissima e disinibita, cambierà la sua vita per sempre,
ma con esiti diversi da quelli sperati. Tipica pellicola di Avati, che
risponde esattamente a tutti i requisiti di un film "alla Avati":
leggerezza del tocco, raffinata ricostruzione di un mondo piccolo
borghese filtrato attraverso la lente nostalgica della memoria, amabile
candore dei personaggi principali, con tocchi narrativi soffusi che
oscillano tra l'edificante ed il poetico. Costantemente in bilico sul
filo sottile tra dramma e commedia, intrattiene con agile eleganza,
nascondendo abilmente i tratti esili della sceneggiatura grazie alla
forte carica espressiva degli interpreti, in cui spiccano soprattutto
quelli di contorno come il sanguigno barbiere napoletano del
sorprendente Nino D'Angelo, che ha fortunatamente barattato la patetica
mielosità ed il caschetto d'oro degli anni giovanili, con una più
impegnata vena artistica anticonformista. L'anello debole è, manco a
dirlo, la protagonista Vanessa Incontrada, tanto bella quanto
impacciata. Il film, tutto sommato dignitoso, ha avuto un buon riscontro
di pubblico e critica, risollevando la carriera in declino del regista
bolognese.
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