mercoledì 30 settembre 2015

Il cuore altrove (Il cuore altrove, 2003) di Pupi Avati

Nella Roma degli anni '20 il goffo trentenne Nello viene mandato a Bologna dal padre, nella speranza che possa finalmente trovare una compagna, garantendo così la discendenza familiare. L'incontro con una ragazza cieca, bellissima e disinibita, cambierà la sua vita per sempre, ma con esiti diversi da quelli sperati. Tipica pellicola di Avati, che risponde esattamente a tutti i requisiti di un film "alla Avati": leggerezza del tocco, raffinata ricostruzione di un mondo piccolo borghese filtrato attraverso la lente nostalgica della memoria, amabile candore dei personaggi principali, con tocchi narrativi soffusi che oscillano tra l'edificante ed il poetico. Costantemente in bilico sul filo sottile tra dramma e commedia, intrattiene con agile eleganza, nascondendo abilmente i tratti esili della sceneggiatura grazie alla forte carica espressiva degli interpreti, in cui spiccano soprattutto quelli di contorno come il sanguigno barbiere napoletano del sorprendente Nino D'Angelo, che ha fortunatamente barattato la patetica mielosità ed il caschetto d'oro degli anni giovanili, con una più impegnata vena artistica anticonformista. L'anello debole è, manco a dirlo, la protagonista Vanessa Incontrada, tanto bella quanto impacciata. Il film, tutto sommato dignitoso, ha avuto un buon riscontro di pubblico e critica, risollevando la carriera in declino del regista bolognese.

Voto:
voto: 3/5

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