giovedì 1 settembre 2016

Il mondo dei robot (Westworld, 1973) di Michael Crichton

Delos è un parco di divertimenti avveniristico e tecnologico per gente ricca in cerca di avventurose emozioni, disposta a pagare fino a mille dollari al giorno per poterlo visitare. Il parco è diviso in tre aree tematiche che ricostruiscono negli scenari, nelle atmosfere e nei personaggi tre periodi storici del passato: l’antica Roma (Roman world), il Medioevo (Medieval World) ed il Far West (Westworld). La grande attrattiva è la presenza di androidi artificiali perfettamente identici agli esseri umani con cui i visitatori possono interagire, per duelli all’ultimo sangue o per avventure sessuali, senza alcun timore di sorta perché i robot, controllati da un complesso sistema artificiale computerizzato, sono programmati per soccombere e non far mai del male alle persone reali. Ma durante la visita dei due amici Peter Martin e John Blane, che prediligono l’area Westworld, un misterioso bug informatico al computer di controllo centrale fa impazzire gli androidi, che si ribellano contro gli umani dando vita a una strage. I superstiti dovranno lottare con tutte le loro forze contro un implacabile pistolero vestito di nero, che bracca le sue prede con feroce determinazione. Ideato, scritto e diretto da Michael Crichton (qui al suo esordio cinematografico), questo piccolo gioiello di fantascienza apocalittica sembra anticipare alcune tematiche che poi decreteranno il successo del suo romanzo più famoso (Jurassic Park) e rappresenta il più autorevole precursore del filone della tecnologia che si ribella all’uomo, che sarà poi ampiamente saccheggiato da tanta cinematografia a venire. Sospeso tra l’incubo distopico e la favola nera, ha le cadenze di un’allegoria violenta sui mali del progresso e ci regala scene indimenticabili cariche di suspense angosciante. Fu il primo film ad utilizzare compiutamente gli effetti speciali in computer grafica (ma solo per poche brevi sequenze) e le sue influenze sui vari Terminator e affini sono più che evidenti. Il suo punto di forza maggiore è la magnetica caratterizzazione del robot pistolero offerta da Yul Brynner, con un’interpretazione così memorabile da entrare nell’immaginario dei fans del genere sci-fi. Il carismatico attore di origine russa adotta lo stesso look del personaggio da lui stesso interpretato nel celebre I magnifici sette, ma conferendogli un aspetto sinistro e impassibile degno di un demone tecnologico la cui unica missione è quella di scatenare la propria vendetta sul creatore umano. L’utilizzo delle riprese in soggettiva dal punto di vista del robot che bracca le sue vittime è un ulteriore valore aggiunto di questa pellicola fondante e, forse inconsapevolmente, geniale, perché in grado di stabilire un nuovo modello per la fantascienza successiva. Agghiacciante e preveggente fu un grande successo di pubblico negli Stati Uniti ed è unanimemente considerato uno dei cult assoluti degli anni ’70, di grande influenza e impatto sulla cultura popolare americana. In Italia passò più in sordina, salvo poi essere puntualmente rivalutato nei decenni successivi alla sua uscita.

Voto:
voto: 4/5

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