venerdì 2 settembre 2016

La moglie più bella (La moglie più bella, 1970) di Damiano Damiani

Francesca, minorenne siciliana figlia di contadini, viene rapita e stuprata da Vito, giovane delinquente locale che non tollera il di lei rifiuto. Sfidando le ottuse convenzioni sociali del suo paese la ragazza rifiuta il matrimonio “riparatore” e, senza timore dello scandalo generale, si decide a denunciare l’uomo alle autorità. Intenso dramma sociale ispirato alla storia vera di Franca Viola e diretto con asciuttezza formale e ardente realismo da Damiani. La ricostruzione storica dell’ambiente arretrato, ignorante e maschilista in cui versava il sottoproletariato siciliano è impeccabile e per questo si potrebbe anche tollerare qualche passaggio un po’ troppo romanzato. Per la forza della denuncia e per la spinta all’emancipazione femminile è un film inappuntabile, peccato che alcune scelte convincano poco, a cominciare dal cast che vede l’esordiente quattordicenne Ornella Muti e l’affascinante Alessio Orano nei due ruoli principali. I due attori, che cinque anni dopo si sposeranno, s’impegnano tanto ma non sembrano mai a proprio agio come esponenti di quel retrogrado sottobosco siciliano che intendono rappresentare. Come se il regista, in accordo agli standard dell’epoca, avesse badato più all’avvenenza fisica che alle reali capacità interpretative e mimetiche. In definitiva ci troviamo di fronte a una pellicola riuscita a metà, le cui buone intenzioni di critica sociale non sono parimenti sostenute dalle soluzioni realizzative.

Voto:
voto: 3/5

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