Francesca,
minorenne siciliana figlia di contadini, viene rapita e stuprata da Vito,
giovane delinquente locale che non tollera il di lei rifiuto. Sfidando le
ottuse convenzioni sociali del suo paese la ragazza rifiuta il matrimonio
“riparatore” e, senza timore dello scandalo generale, si decide a denunciare
l’uomo alle autorità. Intenso dramma sociale ispirato alla storia vera di
Franca Viola e diretto con asciuttezza formale e ardente realismo da Damiani.
La ricostruzione storica dell’ambiente arretrato, ignorante e maschilista in
cui versava il sottoproletariato siciliano è impeccabile e per questo si potrebbe
anche tollerare qualche passaggio un po’ troppo romanzato. Per la forza della
denuncia e per la spinta all’emancipazione femminile è un film inappuntabile,
peccato che alcune scelte convincano poco, a cominciare dal cast che vede
l’esordiente quattordicenne Ornella Muti e l’affascinante Alessio Orano nei due
ruoli principali. I due attori, che cinque anni dopo si sposeranno, s’impegnano
tanto ma non sembrano mai a proprio agio come esponenti di quel retrogrado
sottobosco siciliano che intendono rappresentare. Come se il regista, in
accordo agli standard dell’epoca, avesse badato più all’avvenenza fisica che
alle reali capacità interpretative e mimetiche. In definitiva ci troviamo di
fronte a una pellicola riuscita a metà, le cui buone intenzioni di critica
sociale non sono parimenti sostenute dalle soluzioni realizzative.
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