martedì 6 settembre 2016

Valhalla Rising - Regno di sangue (Valhalla Rising, 2009) di Nicolas Winding Refn

In un oscuro medioevo un guerriero muto, guercio e di straordinaria forza fisica, detto “One Eye”, è tenuto in schiavitù da una banda di predoni vichinghi che lo costringono a lottare contro altri campioni come lui in cruenti combattimenti all’ultimo sangue, da cui il nostro esce sempre vincitore. Con l’aiuto di Are, uno schiavo bambino, il guerriero riesce a fuggire dai suoi carcerieri e s’imbarca con il giovane su una nave vichinga guidata da crociati cristiani. Dopo un lungo viaggio per mare gli uomini approdano in una terra misteriosa, posta al di là di un gigantesco banco di nebbia. In questo nuovo mondo, ostile e selvaggio, “One Eye” potrà scoprire se stesso e andare incontro al proprio destino. Cupo dramma ancestrale di Refn, che qui ritrova il suo attore feticcio Mads Mikkelsen a cui affida il ruolo del possente protagonista, un guerriero carismatico che non parla mai, sulle cui forti spalle si regge tutto il peso del film. Sospesa tra l’allegorico e il ferino, tra il brutale e il mistico, quest’opera aspra e affascinante cerca le radici mitologiche di quella violenza che è insita nella natura umana e che è da sempre l’oggetto di maggiore interesse del cinema del regista danese. La bellezza austera dei paesaggi nordici si alterna ai corpi lerci di fango e di sangue, e i campi lunghi sugli scenari naturali scandinavi sfumano nei dettagli morbosi delle ferite, delle piaghe e delle carni dilaniate dalla ferocia degli scontri. Dal punto di vista visivo è un film potente, maestoso ed ipnotico, che conferma il talento di Refn come grande “cantore” di immagini; peccato che i temi spirituali e religiosi connessi alla seconda parte della storia vengano solo accennati e si fermino alla superfice. Il risultato finale è un’opera ferocemente ammaliante ma incompleta, irrisolta, che si ferma alla mitizzazione contemplativa del gesto violento senza mai andare nel profondo della questione, evitando di scavare nell’anima nascosta di quel mondo barbaro da cui tutti proveniamo. Alla maniera di Refn, tumultuoso nichilista sempre in bilico tra il manierismo estetico e la crudezza dei contenuti.

Voto:
voto: 3,5/5

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